La Corte d’Assise, presieduta da Vincenzo Terranova, ha condannato all’ergastolo Pietro Morreale per l‘omicidio di Roberta Siragusa. La giovane di 17 anni fu ritrovata senza vita in un dirupo del Monte San Calogero, a Caccamo, nel Palermitano, la mattina del 24 gennaio 2021.
È stato proprio Morreale, fidanzato della vittima e unico imputato nel processo, a condurre sul posto i carabinieri dopo ore di intense ricerche. Il ragazzo è stato adesso condannato anche al pagamento delle spese processuali e al risarcimento delle parti civili, per un ammontare di circa 800mila euro. Tra 90 giorni il deposito delle motivazioni della sentenza.
Soddisfazione da parte dei legali di parte civile, Giovanni Castronovo, Simona Lo Verde, Sergio Burgio e Giuseppe Canzone, al termine dell’udienza.
“Avevamo un’idea che oggi trova conferma – ha dichiarato alla stampa l’avvocato Canzone -. L’avevamo individuata nei dettagli grazie alle indagini fatte in modo molto scrupoloso e tutto quello che difensivamente per le parti civili avevamo affermato in questa pronuncia trova conferma. Finalmente Roberta diciamo che può riposare in pace“.
“Abbiamo cercato di operare in maniera sinergica con la Procura sfruttando il lavoro che egregiamente è stato svolto dalla Procura di Termini Imerese, dal dottore Barbara”, sottolinea l’avvocato Castronovo. “Ritenevamo che gli elementi a sostegno dell’accusa fossero di una portata abbastanza significativa per giungere ad un verdetto di colpevolezza, anche al massimo. Anche perché l’irrogazione della pena al massimo previsto dal nostro Codice è dovuto anche al rapporto affettivo tra i due. Il che è già un’aggravante che giustifica l’ergastolo, al di là della premeditazione e delle altre. Mi pare che abbiano retto tutte le aggravanti, quindi siamo soddisfatti del lavoro svolto, ma semplicemente perché la famiglia Siragusa ci aveva chiesto di fare il massimo per ottenere giustizia e noi ci siamo spesi in questa direzione“.
Forte la commozione di Iana Brancato, la mamma di Roberta Siragusa che non ha voluto rilasciare dichiarazioni ai giornalisti, comprensibilmente provata.
“Roberta è stata la testimone principale del suo processo – aggiunge l’avvocato Canzone -. Le fonti che hanno dato una grossa mano a ricostruire, oltre le indagini, sono rinvenibili anche nel corpo di Roberta, che è stata la testimone principale di quello che è avvenuto quella sera”.
“Volevamo la giustizia e credo che oggi siamo riusciti ad avere giustizia per Roberta“, conclude l’avvocato Burgio sottolineando la sinergia che ha caratterizzato il lavoro degli inquirenti e ringraziando i Carabinieri di Termini Imerese per il lavoro svolto.