Onlus degli orrori a Castelbuono, l’Asp di Palermo si costituisce parte civile

Il Direttore generale, Daniela Faraoni: “Oggi nessuno può girare lo sguardo altrove: dobbiamo ferire la nostra coscienza e la nostra moralità con la visione di immagini che non possono solo indignarci”

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L’Asp di Palermo si costituirà parte civile in ogni procedimento che graverà sulla struttura residenziale “Associazione Suor Rosina La Grua Onlus” di Castelbuono e su ognuno degli imputati.

La struttura, ora sotto sequestro preventivo, in regime di convenzione con l’Asp forniva servizi di riabilitazione c.d. “a ciclo continuo” in favore di 23 pazienti con gravi disabilità fisiche e psichiche.

Le indagini dei finanzieri del Comando Provinciale di Palermo hanno portato nei giorni scorsi ad una serie di misure nei confronti di 35 indagati (qui i nomi e le misure). Questi sono indiziati, a vario titolo, dei reati di tortura, maltrattamenti, sequestro di personacorruzione, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, malversazione e frode nelle pubbliche forniture.

Faraoni: “Dobbiamo fare di più”

“Le disumane condizioni in cui venivano ospitati pazienti fragili ed indifesi hanno scosso la coscienza di tutti – ha sottolineato il direttore generale dell’Azienda sanitaria del capoluogo, Daniela Faraoni –. Saremo inflessibili nell’indagine interna che è, già, stata avviata da una commissione ispettiva, appositamente costituita. Ogni, eventuale, responsabilità interna all’Asp verrà sanzionata sia dal punto di vista disciplinare che denunciando tempestivamente azioni ed, eventuali, omissioni all’autorità giudiziaria”.

“Saremo, naturalmente, presenti – ha aggiunto – in tutti i procedimenti giudiziari costituendoci parte civile certi che, in questa azione ferma e decisa contro chi si è reso protagonista di azioni disumane, ci siano tutti gli Ordini professionali. Tutti insieme dobbiamo fare fronte comune per mettere definitivamente fine a comportamenti criminali ai danni di pazienti fragili ed indifesi che hanno, soltanto, bisogno di assistenza, cura ed infinito amore”.

“Oggi – ha continuato il Direttore generale dell’Asp di Palermo –  nessuno può girare lo sguardo altrove. Dobbiamo ferire la nostra coscienza e la nostra moralità con la visione di immagini che non possono solo indignarci. Dobbiamo fare di più con la forza coesa di tutti perché ogni cittadino dovrebbe sentirsi ferito, sentirsi parte lesa e costituirsi contro tutto questo. Perché non accada mai più. Sono uomini soli e ognuno di noi deve sentirsi nel dovere di fare ciò che serve. Da direttore Generale dell’Asp, da cattolica credente ed osservante, da cittadina non mi fermerò. E so che non sarò sola”.

Orrore in una Onlus di Castelbuono

Le indagini hanno perseguito due filoni paralleli. Oltre all’ipotesi di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e di malversazione, contestati anche episodi di corruzione di un funzionario dell’Asp di Palermo. Secondo le indagini il lavoratore avrebbe asservito stabilmente la propria funzione agli interessi economici dell’Associazione, ottenendo, quale controprestazione, l’assunzione del figlio e della nuora. Ed infine il reato di frode nelle pubbliche forniture, essendo state fornite prestazioni sanitarie in favore dei pazienti ben lontane dagli standard qualitativi previsti.

Il secondo filone investigativo ha invece consentito di far emergere gravissime condotte nei confronti dei 23 pazienti del centro.

Senza alcuno scrupolo per la condizione di fragilità psico-fisica degli ospiti, il personale ricorreva a punizioni (come il digiuno), percosse (strattonamenti, calci, schiaffi) e offese gratuite e denigranti.

Quotidianamente diversi pazienti dovevano inoltre sottostare a gravose ed immotivate limitazioni della propria libertà personale, rinchiusi, sia di giorno che di notte, all’interno di un locale di pochi metri quadrati completamente vuoto e privo dei servizi igienici, da loro denominato “stanza relax”. Qui i disabili rimanevano spesso per diverse ore, al buio e senza alcuna assistenza, implorando di uscire, supplicando per avere dell’acqua o del cibo, dovendo quindi espletare i propri bisogni fisiologici sul pavimento.

Inoltre i pazienti subivano la massiccia somministrazione di terapie farmacologiche, non giustificata da ragioni medico-sanitarie. Gli operatori riuscivano così a mantenerli sedati, riducendo l’impegno e il rischio di complicazioni nel corso dei turni di lavoro.

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