L’autrice palermitana Giovanna Fileccia presenta alla galleria “Tredarte” la sua raccolta di versi dal titolo
“La Giostra dorata del Ragno che tesse“.
La silloge si arricchisce di alcune immagini delle opere di poesia sculturata dell’autrice, degli scatti delle mostre personali e di un racconto breve.
Edito da Simposium, il libro – ottanta pagine in tutto – è impreziosito, inoltre, dalla prefazione di Giuseppe Oddo, dal titolo “Giovanna Fileccia e la poesia sculturata come tessitura del destino umano”.
La postfazione, invece, porta la firma di Francesca Currieri.
L’evento si terrà venerdì 25 febbraio alle 18:00 negli spazi dell’atelier “Tredarte”, in via Sampolo 100, alla presenza della stessa autrice e della event manager Daniela Martino, che ha curato l’appuntamento culturale.
Originalità e sensibilità sono due delle tante qualità espressive dell’autrice.
Il mondo letterario di Giovanna Fileccia spazia trasversalmente dalla drammaturgia alla critica letteraria, passando attraverso la poesia e la scultura.
Le sue opere e il suo stile hanno ricevuto l’attenzione e l’apprezzamento di numerosi e qualificati critici letterari ed esperti.
La sua arte poetica si connota anche per la continua ricerca: un percorso in costante evoluzione che non è sfuggito, nel 2018, alla Federazione Unitaria Italiana Scrittori.
Il suo monologo “Scossa” è risultato vincitore per l’innovazione nell’uso delle parole, oltre che per la vicenda descritta.
Uno dei tanti riconoscimenti che l’autrice ha ricevuto nel corso della propria attività artistica e culturale.
Tra le sue opere, “Sillabe Nel Vento”, “Seta sul petto per Alessandro che Di Mercurio aveva la forza e l’empatia”, “MARHANIMA” e “Oggetti in terapia”.
Nel suo percorso, iniziato nel 2009 dopo una serie di studi e approfondimenti filosofici e letterari, occupa un ruolo di particolare rilievo la poesia sculturata, della quale è ideatrice.
Oltre a scrivere, Giovanna Fileccia crea, infatti, anche opere tridimensionali all’insegna di una nuova forma d’arte in cui parola e materia si incrociano.
Un neologismo che lei stessa ha creato nel 2013 per identificare e connotare il singolare approccio che utilizza per unire i due elementi.
“Le deliziose metafore e le riflessioni calzanti, ben si associano con le rime poetiche della Fileccia ed invitano i lettori a gioire e a centellinare i momenti felici della propria esistenza”: lo si legge nella postfazione di Francesca Currieri.
Un elogio alla sensibilità dell’autrice e alla sua “misteriosa capacità di apprendere coi sensi, il modificarsi dell’animo, il gioire della vita, elementi portanti della sua arte poetica”.
“Anche se la tristezza, a volte- osserva Francesca Currieri – la fa indulgere verso il pessimismo”.