Palermo e quel potenziale inespresso che ha ormai stancato i suoi abitanti

I dati Istat, impietosi, rendono rabbiosi i palermitani, pronti a fornire la loro personale ricetta per far rinascere il capoluogo siciliano.

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Il declino demografico di Palermo da ormai qualche anno è progressivo. L’ultimo censimento dell’Istat riferito al 2019 è impietoso, sia dal punto di vista degli abitanti persi che da quello, fortemente connesso, dello stato di salute socio economico della città. 647.422 abitanti, ben 5298 in meno rispetto all’anno precedente e oltre 10mila meno se confrontati con il 2011. Poco più di 5 mila gli analfabeti e quasi 91 mila persone con un titolo di studio superiore al diploma (laurea triennale, laurea magistrale, dottorato di ricerca). Quasi 190 mila occupati e poco più di 75 mila in cerca di occupazione. Insomma, numeri da crisi profonda.

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VUOI VEDERE CHE SARA’ IL COVID A FRENARE L’ESODO?

Una realtà già fortemente precaria che, in vista del prossimo censimento, quello relativo al 2020 non lascia intravedere la benchè minima inversione di rotta. Dall’anno della pandemia infatti, il tessuto sociale del capoluogo siciliano uscirà ridotto ai minimi termini. Eppure, sembra paradossale ma è così, a frenare l’esodo di tanti palermitani verso altri lidi sarà lo stesso Covid-19. Ma pensare che debba essere un virus, a costringere a restare nella propria terra giovani e meno giovani alla ricerca di un lavoro mette addosso una grande tristezza. Oggi il palermitano è più disilluso e disincantato che mai e il termometro dei social lo dimostra chiaramente. Lo storico rapporto di “odi et amo”, proprio di chi in questa città c’è nato e cresciuto, rischia di vedere annullata definitivamente la seconda parola, quella più bella. E se a covare sentimenti positivi, come tradizione vuole, sono gli emigrati con le loro nostalgie, il risentimento di chi rimane cresce di giorno in giorno.

A.A.A. CUOCO CERCASI

Risuona ormai come un refrain la frase:“Le potenzialità di questa città sono immense ma dall’alto qualcuno la vuole immobile, incapace di reagire”. 75 mila disoccupati sono davvero un numero enorme. E se gli ingredienti per una rinascita sono noti, ciò che manca da sempre è il cuoco che sappia cucinarli. Prendendo spunto dai consigli di tanti frequentatori dei social, palermitani e non (perché le sorti di questa città sembra stiano a cuore anche a chi non vi è nato nè vi è cresciuto), proviamo a immaginare cosa sarebbe Palermo se…

LE IDEE PER UNA RINASCITA FORNITE DAGLI INTERNAUTI

“Un primo passo potrebbe essere quello di costruire l’Acquario alla Bandita – dice Giuseppe – la cui ricaduta lavorativa permetterebbe come minimo a 25/30 persone di trovare occupazione. Senza contare le maestranze esterne che vi graviterebbero attorno”.
Si desse il via libera a Decathlon, la cui area media di 3000 mq darebbe lavoro a 120/140 impiegati – gli fa eco Marianna”.
Lasciarsi scappare Ikea per Palermo è un suicidio – incalza Francesco – considerato che l’azienda svedese mediamente è capace di assumere tra le 200 e le 250 unità lavorative”.
“Da dove passa il riscatto della nostra terra? Facile – sostiene Carmelo -, dalla nascita di poli industriali. Si darebbe modo alle aziende metallurgiche/alimentari/tessili di investire, con la potenziale creazione di migliaia di posti di lavoro”.

TURISMO, TRAM E FINCANTIERI COME PUNTI DI PARTENZA

La voglia di vedere rimettersi in piedi la propria città è dunque tanta. Perché nessuno va via a cuor leggero dal posto in cui è nato. Quelli riportati sono soltanto alcuni dei pareri espressi, progetti la cui fattibilità, al momento rimane nulla più di un auspicio. Oggi tuttavia, stando agli accordi conclusi e ai finanziamenti stanziati, sono almeno tre i settori sui quali puntare per ridare impulso al tessuto economico di Palermo.

1) Continuare a sostenere, come ad onor del vero è stato fatto negli ultimi anni, il comparto del turismo con l’intento di incentivarlo sempre di più.

2) Vedere entro pochi anni rinascere la cantieristica navale, che nel passato ha rappresentato lo zoccolo duro del mondo lavorativo di questa città.

3) Il riavvio delle opere per il completamento del sistema integrato di trasporti con la rete tranviaria in testa. Potrebbe essere un inizio se solo lo si volesse veramente.