A Palermo mancano i pediatri: è emergenza per le famiglie della provincia

Tra dimissioni e pensionamenti, la pediatria palermitana risulta essere in crisi. Carenze si riscontrano sia nel settore privato che in quello ospedaliero

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A Palermo mancano i pediatri. La problematica, diffusa sia nel settore privato che in quello ospedaliero, vede tanti genitori impegnati nella ricerca di un medico per i loro figli spesso difficile da trovare. Tra pensionamenti e ritiri, infatti, il numero di pediatri, in città come in provincia, è sceso di diverse unità, finendo per costituire un problema che necessita di rapide soluzioni.

“In parte si è cercato di porre argine aumentando il numero delle borse di studio e quindi degli specializzandi, ma in atto il problema è che, tra Quota 100 e avanzamenti d’età, in quest’ultimo periodo un sacco di pediatri di famiglia se ne sono andati, anche dall’oggi al domani. Quindi nella pediatria di famiglia c’è sicuramente una scopertura perché non sono stati rimpiazzati. Lo so perché un sacco di persone mi chiamano disperate che cercano un pediatra a cui appoggiarsi”. A spiegare la questione a Palermo Live è Mario Tumminello, pediatra palermitano che all’attività privata unisce quella presso il reparto di Neonatologia dell’ospedale Cervello.

Ospedali in sofferenza sia a Palermo che in provincia

“Dal lato ospedaliero, più o meno la stessa cosa, forse anche peggio – prosegue il pediatra -. Quasi tutti gli ospedali sono sguarniti. Nel nostro reparto, in Terapia intensiva neonatale, dovremmo avere 18 medici e siamo 12. Stessa cosa all’Ingrassia. Ancora peggio nei vari ospedali di provincia – Cefalù, Partinico, Corleone, Termini Imerese; sono paesi dove a volte hanno fatto bandi che sono andati scoperti. Anche le cliniche private navigano in forte sofferenza. Il problema col Covid è stato un attimo arginato perché alcuni punti nascita hanno chiuso, ma se dovessero riaprire sarebbe un problema“.

Effettivamente, l’’Asp di Palermo, nel mese di dicembre 2021, aveva lanciato un appello ai pediatri, anche a quelli in pensione. L’obiettivo era quello di garantire la continuità assistenziale nei punti nascita degli ospedali “Dei Bianchi” di Corleone e “Civico” di Partinico.

La situazione emergenziale – sottolineava l’Azienda sanitaria – era venuta a crearsi dopo il mancato successo dei bandi e le improvvise assenze legate a dimissioni volontarie o pensionamenti. Un quadro tale da portare all’attivazione di una procedura a “carattere emergenziale”.

Zone carenti e necessità di formazione

Forse sono pochi coloro che scelgono di specializzarsi nella cura dei più piccoli? Il dottor Tumminello chiarisce la questione. “In realtà, non è che sono pochi. Già da quest’anno hanno aumentato il numero delle borse di studio. Il discorso della Quota 100 ha però portato uno scombussolamento, perché chi poteva andarsene se n’è andato. Noi abbiamo avuto, come ospedale, 4/5 pensionamenti nell’arco di sei mesi. Stessa cosa per la pediatria di famiglia. Quindi, la pediatria palermitana è in questo momento in difficoltà”.

Ne sanno qualcosa i genitori che cercano un pediatra per i loro figli e non lo trovano. Ogni medico può avere, infatti, fino ad un numero massimo di 800 bambini in cura. “La prima cosa da fare è, secondo me, far uscire le zone carenti – suggerisce Tumminello -. Così si nominano i pediatri nelle varie graduatorie e si dà un po’ di respiro al sistema”.

E per gli ospedali? “Per la pediatria ospedaliera devo dire che in realtà qualcosa si è fatto; da noi ad esempio è stato indetto un concorso e c’è già un graduatoria, all’ospedale Civico più o meno la stessa cosa. Il problema è che arrivano persone giovani in reparti abbastanza strutturati, per cui ci vuole un po’ di tempo per formarli”.

Un esempio è quello del Servizio trasporto emergenza neonatale (Sten), che l’ospedale Cervello offre per trasportare neonati in gravi condizioni dagli ospedali di primo livello a quelli di terzo. “E’ un servizio pericoloso – sottolinea il medico -, ci vuole gente addestrata e siamo rimasti solo in sette/otto per Palermo e provincia a farlo. Gratis, h24, 7 giorni su 7. Significa affrontare qualsiasi situazione che ti si presenti davanti. Non lo vuole fare nessuno perché è gratuito e ci vuole esperienza e formazione. Siamo rimasti in pochi e prima o poi sarà un problema riorganizzarlo”.

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