Senza reddito di cittadinanza né lavoro, i percettori pronti ad iniziare lo sciopero della fame
Con ogni probabilità, lo sciopero avrà inizio mercoledì 11 gennaio, subito dopo la protesta programmata per il pomeriggio
Si chiamano Giuseppe, Totò, Matteo e Pietro i quattro palermitani che hanno scritto una lunga lettera al presidente Giorgia Meloni. Al centro della missiva il taglio del reddito di cittadinanza contenuto all’interno della Manovra. Una misura nei confronti della quale i quattro hanno deciso di manifestare il loro dissenso attraverso lo sciopero della fame.
“Durante la chiusura dell’anno abbiamo promesso ai nostri figli che il 2023 sarebbe stato un anno migliore – scrivono -. Poi guardandoci dentro però sapevamo di aver detto qualcosa nel quale non era facile credere ed abbiamo deciso che il digiuno prolungato potesse essere un modo per dire ai nostri figli che ci stiamo provando”.
Reddito di cittadinanza, la lettera al presidente Meloni
Di seguito il testo della lettera.
“Presidente, nonostante i nostri accorati appelli, nonostante le storie di molti di noi siano state raccontate dai media facendo emergere tutta la sofferenza e la preoccupazione su un futuro incerto per le nostre famiglie, il Governo ha deciso di procedere con il taglio della misura del reddito di cittadinanza. Oggi proviamo a scriverle per ricordarLe che prima che percettori del reddito siamo cittadini italiani. Giuseppe, Totò, Pietro e Matteo sono i nostri nomi ed ognuno di noi ha una storia da cittadino italiano che è frutto anche delle scelte fatte nell’ultimo trentennio dalla classe dirigente del nostro Paese”. Così si apre la missiva dei quattro palermitani.
“Quando avevamo 15/16 anni ci è stato detto che avremmo potuto smettere di studiare perché l’Italia era in crescita e noi con le nostre braccia avremmo potuto contribuire al suo sviluppo e nello stesso tempo potevamo aiutare le nostre famiglie d’origine. C’è chi lo ha fatto restando al sud, pur conoscendo le sue logiche di lavoro sommerso e di compiacenza; c’è chi lo ha fatto andando a lavorare per quel nord produttivo e locomotore d’Italia”.
“Poi per riprendere una Sua frase ormai famosa “la pacchia è finita” ma non per tutti; soltanto per quella manovalanza diventata superflua nel momento di recessione economica. Per anni ci siamo “arrangiati” sperando che prima o poi la politica si occupasse anche di noi. Noi non sappiamo se il reddito di cittadinanza sia o meno un provvedimenti dannoso per il nostro Paese, l’unica cosa che abbiamo pensato è: “Lo Stato si è nuovamente occupato di noi”. E abbiamo pensato che il reddito fosse il modo in cui il nostro Paese non si fosse dimenticato di tutti i suoi cittadini che in età adolescenziale avevano abbandonato la formazione e l’istruzione”.
“Non siamo percettori ma uomini e donne”
“Caro Presidente, sappiamo che in ogni ambito esistono speculatori e approfittatori ecco perché dopo aver protestato per strada, raccontato le nostre storie e manifestato la nostra preoccupazione, credevamo si trovasse una soluzione che ci consentisse di rinunciare al reddito di cittadinanza e contemporaneamente ci reinserisse nel mondo del lavoro che crediamo ancora essere un diritto in quanto cittadini di quell’Europa che garantisce i suoi cittadini in Francia come in Germania come speriamo in Italia”.
“Oggi il taglio della misura a sostegno delle nostre famiglie è arrivato senza però consegnarci alcuna alternativa; ecco perché abbiamo deciso di iniziare da oggi uno sciopero della fame nella speranza di poterLa incontrare. Durante la chiusura dell’anno abbiamo promesso ai nostri figli che il 2023 sarebbe stato un anno migliore; poi guardandoci dentro però sapevamo di aver detto qualcosa nel quale non era facile credere ed abbiamo deciso che il digiuno prolungato potesse essere un modo per dire ai nostri figli che ci stiamo provando”.
“Comprendiamo che tutti i cittadini percettori del RdC si stanno trovando nel mezzo di uno scontro tra posizioni politiche diverse e che sempre più spesso li vedono strumenti di questo scontro. Ecco perché una forma individuale di rivendicazione è l’unica che garantisce l’integrità del nostro pensiero e la chiarezza del nostro obiettivo”.
“Caro Presidente siamo certi che se i nostri sguardi riusciranno ad incrociarsi, Lei potrà rendersi conto che noi non siamo percettori ma uomini e donne, padri e madri di questo Paese e di questo Paese vogliamo essere orgogliosi cittadini”.
+++ Aggiornamento +++
Lo sciopero della fame, così come annunciato dai percettori, non è cominciato oggi in quanto la DIGOS non ha loro permesso di installare le tende e di avviare alcune procedure standard, come ad esempio la presenza di un’ambulanza. Con ogni probabilità, lo sciopero avrà inizio mercoledì 11 gennaio, subito dopo la protesta programmata per il pomeriggio. Se non sarà ancora possibile installare le tende, i percettori fanno sapere che inizieranno lo sciopero rimanendo nelle loro auto.
Fonte foto: Palermo Live
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