L’inchiesta giornalistica internazionale Pandora Papers è frutto di due anni di lavoro da parte di 600 giornalisti e di 150 testate. Per l’Italia è stato L’Espresso a partecipare. Una inchiesta che ha raccolto dati di 14 diverse entità di servizi finanziari in Paesi come Svizzera, Singapore, Isole Vergini Britanniche, Belize e Cipro. I documenti esaminati sono datati fra il 1996 e il 2020. Alcuni risalgono agli anni ’70.
I file hanno rivelato come il Re di Giordania Abdullah abbia acquisito proprietà di lusso per oltre 100 milioni di dollari a Londra, Washington e Malibu. Tutte operazioni compiute attraverso società fantasma. Inoltre Pandora Papers ha documentato l’acquisto per 22 milioni di dollari di un castello in Francia da parte del premier ceco Andrej Babis, un populista che combatte l’élite europea. Ma anche in Africa, il Presidente del Kenya, Uhuru Kenyatta, che si dipinge nemico numero uno della corruzione, avrebbe creato almeno 7 entità offshore con i suoi collaboratori. Obiettivo: nascondere denaro e beni immobiliari per più di 30 milioni di dollari.
Dai documenti emergono anche “movimenti” che riguardano la situazione patrimoniale della famiglia reale britannica. Tramite il “Fondo della Regina”, la royal family ha acquistato per 67 milioni di sterline una proprietà londinese legata alla famiglia del presidente dell’Azarbaijan, Ilham Aliyev, che è accusata di corruzione. E, sempre in Gran Bretagna, l’inchiesta ha evidenziato come Tony e Cherie Blair abbiano risparmiato centinaia di migliaia di sterline in tasse sulla proprietà con l’acquisto di uffici a Londra tramite società offshore.
Nei documenti non compare invece il nome del presidente russo Vladimir Putin. Ma vengono evidenziate le fortune economiche raggiunte da alcuni uomini e alcune donne nella sua cerchia più stretta. Fra questi spicca il suo amico di infanzia Petr Kolbin, ma anche Svetlana Krivonogikh, con la quale Putin avrebbe avuto una relazione. Sull’Espresso è anche spiegato che nei Pandora Papers c’è anche il nome del ministro dell’Economia dell’Olanda, Wopke Hoekstra. Noto per le sue posizioni contro l’Italia in nome del rigore finanziario europeo.