Per mille furbetti siciliani doppio “reddito”: uno italiano e uno europeo

Tanti siciliani percepiscono il reddito di cittadinanza belga e contemporaneamente anche quello italiano, intascando oltre 2mila euro al mese. Basta non comunicare il cambio di residenza

A circa un migliaio di siciliani un reddito di cittadinanza non basta. Ne percepiscono due: uno in Italia e un altro all’estero. In Sicilia ci sono circa mille i “furbetti” siciliani che percepiscono doppio reddito di cittadinza. Arrivando a intascare “stipendi” da dipendente statale con tanti anni di servizio alle spalle. Truffando lo Stato, anzi due, senza avere un minimo di scrupolo. Un antico ma saggio proverbio recita: “Fatta la legge trovato l’inganno”. E l’hanno seguito alla lettera quel migliaio di cittadini siciliani che godono di privilegi non dovuti. C’è da dire che il fenomeno non riguarda solo la Sicilia: infatti è in buona compagnia, con Campania, Puglia e Sardegna. Ma fra tutte l’Isola guida questa classifica truffaldina. I percettori del doppio reddito di cittadinanza vivono soprattutto fra Italia e Belgio, ma ve ne sono anche in Germania e Olanda.

L’ESCAMOTAGE DELL’ISCRIZIONE ALL’AIRE

Per comprendere meglio come possa esistere questo “affaire”, occorre partire dal concetto di residenza. Come tutti sanno, per ottenere il reddito di cittadinanza sono necessari due presupposti: la residenza e la difficoltà economica. Logicamente, la residenza si può avere solo in un posto nel mondo, perché l’altro, nel caso, si chiama domicilio. Per questo motivo i sussidi statali non si potrebbero ottenere due volte. Ma c’è un escamotage. Chi si trasferisce in altre nazioni è obbligato ad iscrivere la propria residenza all’Aire, l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero. Questo è un adempimento che ovviamente comporta la cancellazione della residenza nel Comune italiano. Come detto, la residenza può essere una e soltanto una.

LA DOPPIA RESIDENZA “RENDE” PIÙ DI 2.000 EURO AL MESE

E qui scatta la truffa: l’iscrizione all’Aire, anche se obbligatoria, deve essere comunicata dall’interessato, perché non soggetta a controlli. E il suo inadempimento non comporta sanzioni. Così si rendono disponibili, con controlli minimi, fino a 1.300 euro al mese. Garantiti da Bruxelles a titolo di indennità statale, E il presunto disoccupato che già godeva del reddito di cittadinanza italiano cumula al tesoretto belga gli 800 euro italiani, arrivando a più di 2mila euro al mese. Ovviamente per questo comportamento è previsto il reato di truffa ai danni dello Stato, anzi di due. Ma in questi casi la filosofia è: «Finché non mi scoprono continuo così».

«NON SARÒ NÉ IL PRIMO NÉ L’ULTIMO»

Francesco, 24 anni, della provincia di Catania, ha affermato, sicuro, a Repubblica: «Ce ne sono migliaia di siciliani che fanno in questo modo, non sarò il primo né l’ultimo». In Sicilia Francesco faceva dei lavoretti in nero, «il muratore, il cameriere, il magazziniere, ciò che capitava», ha raccontato. E intanto percepiva il reddito di cittadinanza. «Ho una famiglia da sfamare, devo arrivare a fine mese», ha spiegato. Poi l’idea, la furbata confidata da un parente. «Ho saputo da un mio cugino alla lontana che viveva a Liegi che in Belgio avrei potuto prendere un secondo reddito di cittadinanza. Mi bastava raggiungerlo lì. Quando a giugno del 2020 è tornata la possibilità di viaggiare è stata la prima cosa che ho fatto e già dopo alcuni mesi avevo il sussidio belga, e un lavoro a nero come lavapiatti in una brasserie italo-belga». Come lui, ce ne sono circa un migliaio in giro per il Belgio, e tanti altri anche in Germania.

OCCORRONO PIÙ CONTROLLI E SANZIONI MOLTO SEVERE

I siciliani che si sono trasferiti all’estero, e vivono in Germania, Olanda e Belgio sono quasi 245mila. Però attenzione: solo una piccola parte di loro si comporta da sciacallo ai danni dei due Stati. La stragrande maggioranza è composto da gente perbene che ha spostato la residenza ed, eventualmente, percepisce soltanto il reddito di cittadinanza del Paese in cui vive, non due. Di sicuro, per estirpare questo cancro che ci fa “riconoscere” come gli italiani furbi, servirebbero più controlli ed anche severe sanzioni. Servirebbero verifiche molto più accurate. A cominciare da un accordo che sancisca più scambio di informazioni tra l’Italia e gli altri paesi europei. Attivare un filtro che per adesso non c’è.