Pescatori di Mazara: l”inchino” di Conte e Di Maio al generale Haftar

Conte e Di Maio, con la loro visita ufficiale hanno commesso l’errore diplomatico di legittimare il generale Haftar

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte (S) al suo arrivo a Bengasi (Libia), 17 dicembre 2020. ANSA/ Facebook Comando Generale delle Forze Armate libiche

Il 1° settembre 2020 il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio è andato in Libia per consolidare le relazioni economiche, industriali e commerciali della Libia con l’Italia. A Tripoli ha incontrato il primo ministro Fayez al Serraj, il cui governo è l’unico considerato legittimo dall’ONU. Poi è andato a Tobruk, per incontrare Aguila Saleh, presidente del parlamento rivale, nell’est del paese. In pratica uno schiaffo al generale Haftar, che già era stato costretto ad accettare il cessate il fuoco firmato da Saleh. Perhé impostogli dai suoi alleati egiziani russi ed emiratini, con i quali non può alzare la voce. Invece con l’Italia poteva farlo, e lo stesso 1° settembre, poche ore dopo lo “sgarro” del maldestro Di Maio che l’aveva snobbato, ha ordinato il sequestro dei due pescherecci Antartide e Medinea e dei 18 pescatori. Un sequestro reso possibile anche dall’assenza della Marina Militare, che in base alle regole della missione Mare Sicuro doveva provvedere a proteggere i nostri pescatori.

UN SEQUESTRO LUNGO 108 GIORNI

Da allora, per 108 giorni, i 18 marinai hanno conosciuto la prigionia a Bengasi, accusati oltre che di sconfinamento e di pesca abusiva, anche di traffico di droga. I libici per liberarli hanno chiesto anche una sorta di “scambio di prigionieri”. In cambio del rilascio marittimi di Mazara, hanno chiesto i “calciatori” detenuti in Italia dopo la condanna a 30 anni come scafisti e assassini. Un ricatto in piena regola. Nel frattempo, la scorsa settimana una nave con equipaggio turco, sequestrata come i pescherecci di Mazara, è stata rilasciata in 5 giorni dalle stesse milizie, dopo le minacce di Erdogan di usare la forza. Formalmente è bastato pagare una multa. Nessun membro del governo turco si è mai sognato di andare a suggellare la liberazione volando in Libia per essere ricevuto da generale.

HAFTAR HA CHIESTO LA VISITA DEL PREMIER E DEL MINISTRO DEGLI ESTERI

Invece con l’Italia il generale Haftar, mostrando i muscoli, ha dimostrato che può chiamare a rapporto il premier e il ministro degli esteri. Che di buon grado hanno accettato di recarsi a questo incontro, Intestandosi, fra l’altro, il merito dell’operazione. Le agenzi battuto questa notizia: «Conte e Di Maio in partenza per la Libia per liberare i pescatori italiani». Come se il capo del Governo e il ministro degli Esteri stessero andando in Libia per partecipare a una qualche operazione. O, addirittura per trattare la liberazione. Invece si è trattato solo della soluzione trovata per dribblare il ricatto e sanare lo sgarbo generato dalla mancata visita di Di Maio ad inizio settembre. Il tutto suggellato da una foto che certamente non ricorderà un successo, ma la sottomissione dell’Italia ad un inaccettabile ricatto.