Politica e pari opportunità: Elena Pagana, regina di Attiva e futura mamma

Fra pochi mesi nascerà il suo primo figlio. E’ in un gruppo parlamentare in cui gli uomini nominano le donne. Appartengono alla stessa compagine Angela Foti, vice presidente dell’Ars, e Valentina Palmeri, presidentessa della neo formazione politica.

Attenzione, questa è una storia da maneggiare con cura. Avvertimento obbligatorio in una terra che si compiace ancora dei motti gattopardeschi e che del suo cambiare tutto per non cambiare nulla se ne fa un vanto, invece di vergognarsene. Si parla di donne e politica. Anzi, con buona pace di Vincenzo Figuccia, in realtà si parla di donne punto e basta. Che l’argomento correlato sia la politica è una pura coincidenza, anche se nel campo specifico non mancano gli esempi di come la parità di diritti sia ancora un concetto ben lontano dall’essere digerito.

LA CRUDEZZA DI FIGUCCIA

Andiamo ai fatti. Il Governo regionale perde l’unica donna designata da Forza Italia a inizio legislatura. Si tratta di Bernadette Grasso e Musumeci non era per nulla contento di privarsene. Non solo e non tanto per la considerazione che ha del suo assessore, ma anche perché consapevole che l’addio della Grasso avrebbe riaperto la questione della presenza delle donne in Giunta. E la carissima Bernadette era l’unica. Polemichette di prammatica, ma tutti consapevoli che due o tre giorni al massimo e la notizia sarebbe andata in archivio. E poi invece irrompe Figuccia che in maniera cruda, come si fosse al bar tra amici al secondo giro, invita a non curarsene troppo: “Non conta cosa si ha in mezzo alle gambe, quanto ciò che si ha tra le orecchie”. Di fatto un appello alla qualità indipendentemente dalla questione di genere, che suonerebbe anche bene se non fosse che i fatti dimostrano, seguendo il suo ragionamento, che qualità nella sua parte politica non ce ne sarebbe, tanto da far ricorso ad altri due uomini in sostituzione degli assessori uscenti (Edy Bandiera, oltre alla già citata Grasso).

Figuccia
Il  consigliere Regionale leghista Vincenzo Figuccia

AL DI LA’ DELLO STRETTO

E Musumeci santìa, perché così col cavolo che la notizia passa in soffitta dopo 48 ore. Adesso il caso è aperto. E la notizia supera i confini dello Stretto, spinta da un corale quanto retorico sdegno. Ma c’è di più. Perché arriva un’altra sottolineatura che suona quasi come uno sberleffo verso i protagonisti di questa vicenda e porta una ventata d’aria fresca a Palazzo dei Normanni che nei giorni scorsi aveva anche affrontato la ribellione della grillina Marano e il suo je accuse nei confronti dei sodali regionali, rei di avere assicurato una corsia preferenziale ad un uomo per il ruolo di rappresentanza del gruppo parlamentare.

LUOGHI COMUNI A QUEL PAESE…

Accade che il gruppo di Attiva Sicilia, formato dagli onorevoli Foti, Mangiacavallo, Pagana, Palmeri e Tancredi, proprio con l’inizio del nuovo anno decida di affidare il ruolo di capogruppo a Elena Pagana. Giusto ricordare che Angela Foti è il vicepresidente dell’Assemblea Regionale e Valentina Palmeri il presidente di Attiva. E che su 4 vice presidenze di Commissioni ben 3 sono appannaggio di donne. E questo regno della pari opportunità, di cui in altri contesti sarebbe persino banale parlare, diventa roba buona per i giornali proprio nel rispetto di quella originalità che fa assurgere un fatto al rango di notizia. E c’è ancora altro: Elena Pagana tra qualche mese diventerà madre di un bel maschietto che di cognome farà Razza. Esatto, proprio il braccio destro di Musumeci. Auguri all’onorevole Pagana e un applauso al gruppo di Attiva Sicilia: in un solo colpo hanno mandato a quel paese, luoghi comuni, pettegolezzi e retaggi culturali che non dovrebbero mai entrare dalla porta principale dei palazzi delle istituzioni.

“Quando si dà spazio alle persone e alle loro capacità al di là del fatto che si tratti di donne o uomini – affermano in coro Angela Foti, Valentina Palmeri, Matteo Mangiacavallo e Sergio Tancredi – non servono quote rosa’”.

IL PUNTO DI VISTA DI ELENA PAGANA

E un calcio all’arretratezza culturale che delinea spesso i comportamenti persino nelle istituzioni lo assesta la stessa Pagana. “La discussione di questi giorni è riduttiva e non rende onore a nessuno, né agli uomini, né alle donne. È l’approccio alla parità di genere ad essere distorto, diventa offensiva la conta percentuale delle donne, quando invece andrebbe considerato l’apporto delle donne alla politica ed al governo, per la diversa e più ampia visione che abbiamo. Bernadette Grasso ha lavorato tanto e bene, eppure di lei si sta parlando solo come di quota rosa, o come l’unica donna in giunta. Ed è triste. Il reale problema va cercato prima di tutto fuori dai palazzi della politica, con un diverso approccio al significato di pari opportunità. Non è il concetto di parità di genere a far cadere pregiudizi millenari, deve essere portato al centro dell’attenzione il concetto dell’eguaglianza sostanziale tra donne e uomini nel riconoscimento dei diritti, dei doveri, dell’accesso alle opportunità professionali, politiche e sociali”.