Reddito di cittadinanza anche alla mafia e a chi ha ucciso un giudice
più di 100 mila euro erogati finora a favore di famiglie mafiose. L’inps, su segnalazione della Guardia di Finanza, blocca tutto.
Importante operazione condotta in data odierna dalla Guardia di Finanza di Agrigento. Nelle indagini effettuate tra coloro che percepiscono reddito di cittadinanza i militari hanno trovato anche otto famiglie le cui vicende sono legate alla mafia. Nel “curriculum” di queste famiglie vi sono reati quali omicidi, traffico di sostanze stupefacenti e furti.
EMERGE ANCHE UN NOME LEGATO A UN OMICIDIO ILLUSTRE
I militari, in fase di approfondimento delle indagini, hanno trovato anche un nome legato a uno dei più importanti omicidi appartenenti alla storia della mafia, quello del giudice Rosario Livatino. Il 21 settembre 1990 quattro sicari legati alla “stidda” agrigentina, organizzazione mafiosa in contrasto con “cosa nostra”, uccisero a sangue freddo il giudice dopo avergli speronato l’auto. Il giudice si stava recando in tribunale, privo di scorta. Stamane i militari hanno rilevato che tra coloro che percepivano indebitamente il reddito, vi è anche la famiglia di uno degli esecutori dell’efferato crimine di trent’anni fa.
LE MISURE ADOTTATE PER BLOCCARE IL FLUSSO DI REDDITO
Il Nucleo di Polizia economico – finanziaria della Guardia di Finanza di Agrigento, una volta accertato il tutto, ha immediatamente denunciato le otto famiglie e ha informato l’INPS. Si è così proceduto al blocco delle otto carte elettroniche legate ai redditi di cittadinanza delle famiglie in questione. Dai primi calcoli effettuati ci sarebbe un danno rilevato per le casse della pubblica amministrazione di circa 110.000 euro.