“La campagna elettorale deve ancora entrare nel vivo ma nel centrosinistra palermitano c’è già un primo grande sconfitto, è Fabio Giambrone.” È questo l’incipit di un articolo del quotidiano “Repubblica”, dal titolo “Giambrone, da numero due a comparsa: eclissi del delfino che studiava da sindaco”, firmato da Massimo Lorello.
“Vicesindaco, cinque anni impiegati per costruire la successione al suo leader Leoluca Orlando e ora naufragati nel mare dell’inconsistenza”, si legge ancora nel pezzo di Repubblica. Articolo che procede poi evidenziando una serie di “fallimenti” di Giambrone, culminati, a dire di chi scrive, con “un ripiego nella lista del Pd per il Consiglio comunale, non schierato nemmeno come capolista”. All’interno dell’analisi di Lorello, inoltre, anche alcuni virgolettati che l’attuale vicesindaco di Palermo afferma invece di non avere mai rilasciato.
“Un articolo che dal titolo è una sentenza di condanna senza appello – afferma Giambrone rivolgendosi al direttore della testata “Repubblica” -. Dal quale apprendo, in piena campagna elettorale in cui sono candidato al Consiglio Comunale di Palermo, di essere già uno sconfitto; un articolo che si conclude definendo la mia candidatura gravata da un handicap e tutta in salita. Confesso di non avere mai avuto esperienza di un articolo di giornale in cui le sorti di un candidato fossero decise in partenza, in suo danno. Così sostituendosi alla volontà popolare che si esprime dentro la cabina elettorale.
Nel mezzo del pezzo in esame – procede Giambrone – una serie di virgolettati senza che l’autore si prendesse cura di contattarmi, per acquisire dal sottoscritto la conferma di quanto a me attribuito con tanto di virgolette. Un modo piuttosto singolare di intendere la cronaca politica. E chi scrive è notoriamente stato sempre rispettoso del ruolo fondamentale della stampa e di chi ci lavora, che dovrebbe dare voce all’esponente politico coinvolto. Mi è parso di cogliere un certo risentimento per una intervista da me non concessa al giornale – conclude Giambrone -. In realtà non c’era da parte mia alcuna volontà di non concederla. Anzi, al contrario, si è trattato solo di circostanze casuali di lì a poco perfettamente superabili.”