I GAL, ovvero i Gruppi di Azione Locale, non nascondono disappunto e insoddisfazione a seguito della recente uscita del Decreto della Regione Siciliana relativo alla “Metodologia per la ripartizione delle risorse della transizione per la Misura 19”.
Quella, nello specifico, che riguarda il “Sostegno allo Sviluppo Locale Leader – SLTP – Sviluppo Locale di Tipo Partecipativo” del PSR Sicilia 2014-2022” , a seguito del Regolamento n. 2220/2020 del Parlamento e del Consiglio Europei, del 23 dicembre 2020.
Le ragioni della fibrillazione e del malessere sono emerse nell’ambito di un incontro con l’assessore al ramo Toni Scilla, al quale ha preso parte il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci.
Proprio quest’ultimo, da quanto si legge in una nota a firma degli stessi GAL, avrebbe suggerito al titolare dell’Agricoltura di ritirare il Decreto del dirigente regionale Dario Cartabellotta.
Un’indicazione finalizzata a mettere fine ai malumori, perfettamente compresi dallo stesso presidente che, nel corso dell’incontro, non ha mancato però di sottolineare il ruolo strategico delle azioni locali.
In Sicilia, i GAL sono in tutto ventitrè e si occupano dell’approccio LEADER per lo sviluppo dell’isola.
Organismi dell’Unione Europea, sono soggetti intermedi dell’ assessorato regionale dell’Agricoltura, dello Sviluppo rurale e della Pesca mediterranea.
Al centro della “querelle“, c’è la distribuzione delle risorse disponibili.
Nello specifico, si tratta della dotazione finanziaria di 32.684.267,09 di euro.
Somma per la quale era prevista una ripartizione che tenesse conto di un preciso parametro.
Ovvero, il maggior numero di abitanti per GAL.
Almeno secondo i criteri normativi della programmazione 2014/2020.
A disattendere il parametro , secondo i Gruppi di Azione Locale, sarebbero stati invece “criteri privi di fondamento giuridico”.
E giustificati in ragione di “risultati misurati come impegni e spesa rilevati sul portale del Sistema Informativo Agricolo Nazionale”.
Sempre secondo i GAL, quello adottato sarebbe “un vero è proprio paradosso giustificativo”.
“L’Unione Europea – si legge nella nota – attribuisce le risorse finanziarie ai territori in ritardo di sviluppo, per i quali sembrerebbe, secondo l’assessore, che vi sia la necessità di applicare parametri da territori avanzati”.
Ovvero, incentrati sulla migliore performance relativa agli impegni di spesa assunti e ai pagamenti effettuati.
Secondo gli operatori dei GAL, si tratterebbe di un aspetto “totalmente contrario alla filosofia per la quale l’UE concepisce strumenti come i GAL e programmi come LEADER”.
Nel recente Decreto sulla Ripartizione, a detta di chi lo contesta, sembrerebbero esservi molte altre contraddizioni. Prima fra tutte, quella di essere il risultato del precedente DDG del 25/01/2022.
Dove, a seguito dell’assegnazione globale ai GAL delle risorse finanziarie, non si esplicitavano i criteri e i parametri con i quali le risorse sarebbero state successivamente ripartite.
Attenendosi, come recita la nota, “al generico principio di una distribuzione equa e coerente tra i GAL”.
E tenendo conto dei risultati, misurati come impegni e spesa, rilevati sul portale SIAN.
In buona sostanza, attraverso il Decreto, i GAL vengono sollecitati a “presentare, entro quindici giorni dalla pubblicazione dello stesso, un addendum all’attuale Piano d’Azione Locale”.
Nel quale spetta ai GAL, appunto, evidenziare le modalità di spesa delle nuove risorse, massimo 2 milioni di euro. Somme distinte tra eventuale completamento di progetti afferenti al PAL vigente e nuovi progetti a regia o a bando che integrino e completino l’attuale PAL.
Con l’impegno, come stabilito dall’articolo 3, che “a seguito dell’istruttoria della documentazione pervenuta, l’amministrazione ripartirà le risorse tra i GAL”.
Senza null’altro aggiungere come criteri e parametri per tale istruttoria.
I risultati della procedura sono stati che il solo parametro di legge relativo alla maggiore attribuzione di risorse sulla scorta del maggior numero di abitanti per GAL, sia stato ridotto al 20%.
Un criterio , peraltro adottato fin dal 1991 e sempre riconfermato nelle altre programmazioni, compresa la 2014/2020.
Secondo i GAL, inoltre, l’introduzione di criteri quali la cosiddetta “Quota performance” sarebbe avvenuta senza alcun tipo di riferimento legislativo, per un’incidenza del 58%.
E, aspetto ancor più importante, incidente per il 22%, il criterio della “Qualità progettuale”.
Che, secondo le osservazioni mosse dai GAL, sarebbe priva di parametri di valutazione e dunque a totale discrezionalità politica.
Per i GAL, “risultano davvero di difficile comprensione i parametri arbitrariamente adottati per la Quota performance”.
L’attribuzione dei parametri ha tenuto conto della spesa pubblica da parte dei singoli GAL alla data dell’11 marzo del 2022, dell’impegno della spesa e delle Graduatorie emesse.
Intendendo per quest’ultime non tanto l’importo complessivo delle risorse impegnate con le graduatorie bensì il numero relativo alle graduatorie pubblicate.
In pratica, fatto cento l’ammontare delle risorse, se un GAL ha impegnato il 10% delle risorse pubblicando otto graduatorie di misure diverse, prende otto volte di più di un altro GAL che ne ha impegnato l’80% con una sola graduatoria.
A fronte di tutto ciò sembrerebbe, peraltro, che non manchino errori nella rilevazione dei dati e nella consequenziale ripartizione delle risorse finanziarie.
Tra questi, figurerebbe l’attribuzione, ad alcuni GAL, di risorse finanziarie superiori a quelle stabilite nell’articolo 2 del DDG 73/2022.
Sempre secondo le valutazioni espresse nella nota, non può essere considerato un errore l’avere attribuito soltanto a sette GAL su ventitrè le risorse finanziarie di “Qualità progettuale”.
In tal senso, non passa inosservata la somma di € 1.358.731,56 per la realizzazione di un “Parco Polivalente inclusivo”.
Una nuova realtà che dovrebbe sorgere in una frazione urbana con scarsa presenza abitativa.
“E dire che l’Unione Europea – osservano gli operatori dei GAL – esalta e riconferma l’approccio LEADER per la programmazione 2021-2027, per sviluppare la capacità degli operatori locali di elaborare e realizzare strategie e fornire sostegno alle attività in rete”.
Senza dimenticare l’accessibilità, le caratteristiche innovative del contesto locale e, se occorre, la cooperazione con altri operatori territoriali.
“Pertanto, con i precedenti presupposti – si legge a conclusione della nota – sembra davvero lontana l’Europa dalla Sicilia”.
Dove comunque, negli ultimi mesi, ha preso il via la definizione dei programmi operativi regionali per i Fondi SIE 2021/27.