Ristoratori siciliani sul piede di guerra:”Zona gialla? Ennesimo teatrino”

I ristoratori siciliani lamentano una scarsa attenzione per le problematiche del loro settore e fanno notare la differenza con i bar

Foto Marco Alpozzi/LaPresse 16 Marzo 2020 Torino, Italia Cronaca L’hotel e ristorante San Giors è uno dei più antichi di Torino, a pochi passi dal più grande mercato all’aperto d’Europa, Porta Palazzo. Le sale da pranzo storiche così come le stanze dell’hotel sono vuote a causa del Decreto per arginare il Coronavirus (covid19) che obbliga la chiusura dei locali. Anche gli ultimi stagisti, due ragazzi Filippini, Lorenzo e Daniel, inseriti in un progetto di scambio per formazione di cuochi, lasciano l'Italia. Solo la cucina rimane aperta, a personale ridotto, per poter continuare le consegne a domicilio. La titolare, Simona Vlaic, si occupa delle consegne dei piatti dello chef Paolo Ribotto, il quale ha adattato il menù di cucina tradizionale piemontese all’asporto. Nella foto: Lo chef Paolo Ribotto prepara le vaschette da asportoPhoto Marco Alpozzi/LaPresse March 16, 2020 Turin, Italy News The San Giors hotel and restaurant is one of the oldest in Turin, near the largest open-air market in Europe, Porta Palazzo. The historic dining rooms and hotel rooms are empty due to the Coronavirus Decree (covid19) which requires the premises to be closed. The last interns, two people from the Philippines, Lorenzo and Daniel, who are part of an exchange project for the training of chefs, also leave ti the Italy. Only the kitchen remains open, for reduced personnel, to be able to continue home deliveries. The owner, Simona Vlaic, delivers Paolo Ribotto’s adapted traditional Piedmontese menu to take away. In the pic: Chef Paolo Ribotto prepares the takeaway trays

Dobbiamo attendere il comitato tecnico scientifico, siamo schiavi della lentezza burocratica che contraddistingue, dal primo momento della crisi Covid-19 il modus operandi della politica sia regionale che nazionale.” Così lamenta Giovanni Trimboli, presidente provinciale dei ristoratori FIPE Confcommercio che aggiunge. “Le incertezze sui provvedimenti che dovremo adottare per le festività, pranzo di Natale si, cenone no, non ci consentono di fare alcuna programmazione. Questo è l’ennesimo teatrino che la politica ha messo in atto per il mese di Dicembre”.

Prepararsi alla riapertura richiede tempo, organizzazione. Inoltre, fanno notare i ristoratori, le stesse regole non possono valere per ristoranti e bar. Attività che svolgono i loro servizi in modo molto differente.

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TRIMBOLI: “UNA COSA SONO I BAR UN’ALTRA I RISTORANTI”

Rimettere in moto un ristorante dopo un mese di chiusura forzata non è facile. Come non lo è fare tornare al lavoro il personale, tra l’altro demotivato perché ad oggi non ha percepito la disoccupazione in deroga di settembre, da un giorno all’atro. Senza certezza di incassi e senza sapere se in grado di potere pagare gli stipendi, non è per niente facile. Ci vogliono risorse economiche non indifferenti e soprattutto, con i numeri dei contagiati e dei deceduti in aumento, la paura che si torni alla chiusura non fa dormire sonni tranquilli ai rstoratori. C’è poi da differenziare i provvedimenti riguardo il mondo della somministrazione. Le esigenze e le problematiche dei ristoratori e dei titolari dei bar sono profondamente diverse. A cominciare dagli orari in cui si svolge l’attività. Al ristorante si va a spendere il proprio tempo libero soprattutto nelle ore serali. Il ristoratore non lavora di giorno perché abbiamo constatato che il delivery non è praticato e lo smart working ha ridotto di gran lunga l’utenza”.