Gli alunni delle scuole superiori della Sicilia e delle altre zone gialle italiane potrebbero tornare in aula prima di Natale. A presentare questa proposta è stato il premier Giuseppe Conte nel corso di un incontro con i capigruppo di maggioranza che si è svolto ieri 1 dicembre e in cui si è discusso anche dell’imminente nuovo Dpcm. Il Presidente del Consiglio ha messo sul tavolo dei presenti l’ipotesi di interrompere anticipatamente la didattica a distanza per tutti gli istituti superiori, facendo rientrare in classe tutti gli studenti delle aree gialle già il 14 Dicembre. Il rientro in classe in presenza era previsto non prima del 7 gennaio 2021, ma a questo punto tutto torna in discussione. L’ipotesi deve essere ancora sottoposta al vaglio del Comitato tecnico scientifico (anche se il sì appare scontato, ndr) ma già non mancano le reazioni politiche.
Da mesi il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, ribadisce la sua avversione alla Didattica a distanza. Appare logica, dunque, la posizione più o meno favorevole alla proposta di Conte. Ma per Italia Viva è di vitale importanza risolvere il problema legato al sistema dei trasporti pubblici, che non in tutte le città è adeguato e in grado di reggere all’emergenza, soprattutto con le scuole aperte e con l’esigenza di spostarsi di migliaia di studenti.
Trapelano molte incertezze dagli ambienti di Pd e LeU, che sulla questione sono sempre stati piú attendisti, anche per voce del Ministro alla Salute, appartenente a Liberi e Uguali, Roberto Speranza. Non si è ancora espresso ufficialmente il M5S, ma nei giorni scorsi la ministra pentastellata Lucia Azzolina aveva manifestato pubblicamente idee vicine all’ipotesi del premier Conte.
Queste le parole del coordinatore del Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo a RaiNews 24, che lasciano pochi dubbi su quale sarà la risposta: “Il Cts non ha mai sostenuto la necessità di chiudere le scuole – ha dichiarato -. È più facile che uno studente risulti contagiato da Covid-19 se non frequenta la scuola e fa didattica a distanza piuttosto che il contrario. Il rischio – ha concluso Miozzo – è molto sbilanciato e quindi i ragazzi è meglio mandarli in aula”.