Servizi pubblici e assistenti sociali, non solo parole: è importante la collaborazione di tutti

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Le parole sono importanti. Le parole hanno un significato e chiamare le cose con il loro nome è un atto di onestà e di chiarezza. Servizi pubblici. Assistenti sociali. Tutela del minore. Responsabilità genitoriale. Queste sono tutte parole bellissime e pregne di significato, ed evocano supporto, assistenza, attenzione, servizio. Se però non vengono svuotate in nome di una facile omologazione e di un carico eccessivo di lavoro. Se però non finiscono per attribuire a chi dovrebbe stare al servizio la possibilità ed il potere di imporre le proprie convinzioni.

Non si può mai dire ad una mamma “se ti comporti così ti levano il figlio”, nemmeno se i suoi comportamenti non sono coerenti con le convinzioni dell’operatore; non si dovrebbe mai dire ad un Tribunale che due mesi non sono sufficienti per proporre una relazione socio-ambientale. I servizi devono porsi a servizio del cittadino e sostenerlo, incoraggiarlo aiutarlo a risolvere i problemi.

In che modo “ti potrebbero levare il figlio” può essere d’aiuto? Cosa succede ad una famiglia che attende mesi per sapere se una bambina di 6 anni deve stare con l’uno o l’altro genitore? Chi si fa queste domande? Come intervengono le Autorità? Chi controlla? Ed ecco che torna fondamentale il ruolo di tutti gli operatori e ancora più fondamentale una autentica e profonda collaborazione che proceda nel rispetto dei ruoli e delle persone.

Magari è proprio l’avvocato che ha ascoltato per ore la persona che si è recata al suo studio che può fornire agli operatori utili indicazioni per svolgere al meglio il loro lavoro, magari è il Giudice che dando indicazioni chiare alle parti riesce a dipanare un po’ la matassa, magari sono gli operatori che facendosi carico della sofferenza delle persone propongono e trovano soluzioni e rimedi. Ognuno faccia la sua parte, con umiltà, al servizio degli altri.

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