Smart working alla Regione: è scontro tra i sindacati dei lavoratori e Musumeci

Sulla conclusione del lavoro a distanza i sindacati sollevano la polemica, chiedendo che venga prima applicata la massima sicurezza al lavoro

I dipendenti regionali dovrebbero terminare il lavoro di smart working e riprendere il loro posto in ufficio. L’ha dichiarato il presidente Nello Musumeci, specificando tra i motivi il fatto che l’emergenza sanitaria è parzialmente rientrata e che i servizi debbano ricominciare come hanno già fatto da tempo le attività economiche-commerciali.

Ma, come affermato da Giuseppe Badagliacca e Angelo Lo Curto del sindacato Siad-Cisal, i lavoratori non ci stanno: “Apprendiamo dalla stampa di una lettera che il presidente Musumeci avrebbe scritto all’assessore alle Autonomie locali, Bernardette Grasso, per chiedere l’immediato rientro in ufficio di almeno il 50% dei dipendenti della Regione siciliana, a causa di ‘disservizi e ritardi intollerabili’. Una richiesta condivisibile, ma solo se prima saranno garantite le misure necessarie a tutelare la salute dei lavoratori e dei cittadini in tutti gli uffici, da quelli centrali ai più periferici”. 

Gli esponenti del sindacato richiedono che vengano forniti: “Guanti, mascherine, gel, sanificazioni, barriere, distanze fra postazioni e sistemi di prenotazione per l’utenza, oltre alla pulizia dei sistemi di climatizzazione. Attendiamo anche che l’Aran Sicilia si decida finalmente a regolare lo smart working, così come sta facendo l’Aran nazionale”.

“Ricordiamo a tutti – ribadiscono Badagliacca e Lo Curto – che il ricorso allo smart working non è stato il capriccio di qualche direttore generale, ma un obbligo imposto dal Governo nazionale per preservare la salute di tutti gli italiani nel bel mezzo di una pandemia che ha provocato migliaia di vittime. Il rientro alla normalità è doveroso, ma ancor prima lo sono il rispetto delle regole e la tutela della salute: ci auguriamo che Musumeci abbia la certezza che in tutti gli uffici regionali, dai più grandi ai più piccoli, siano state eseguite le sanificazioni e distribuiti i dispositivi di protezione individuale, perché a noi invece non risulta. Per non parlare del fatto che le distanze sociali hanno ridotto gli spazi: gli assessorati hanno stanze così grandi da accogliere tutti i dipendenti e non solo il 50%?”.

CHIESTO L’INCONTRO CON L’ASSESSORE GRASSO

La Siad-Cisal chiede quindi un confronto con l’assessore alle Autonomie locali: “Le norme nazionali prevedono inoltre – concludono i due sindacalisti – garanzie precise per disabili, fasce deboli e genitori. Chiediamo all’assessore Grasso la convocazione di un incontro per studiare un protocollo ad hoc che garantisca non solo le percentuali, ma anche il rispetto delle leggi di garanzia vigenti”.


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