Uno spot per Palermo, ma è pubblicità ingannevole

Realtà e visione si scontrano rovinosamente a Palermo, che ancora oggi vive un giorno di ordinaria follia

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Un bolide di Formula uno sfreccia per le strade, ovviamente liberissime di Palermo, le vie del centro storico come i rettilinei di Monza o di un qualsiasi autodromo. Primi piani sulla monoposto e sul logo dello sponsor mentre sullo sfondo, scorrono le bellezze della nostra affascinante città; i suoi monumenti, le sue irripetibili atmosfere e la sua impareggiabile storia da diffondere nel mondo.

È uno spot, per una multinazionale che si è fatta conoscere con uno slogan famosissimo, con la sponsorizzazione di una delle scuderie di Formula uno più conosciute e vincenti, appunto; ma sarà, indirettamente, una incredibile vetrina per Palermo, una opportunità per una città che ha sempre puntato sul turismo come occasione di sviluppo economico.

Pubblicità insomma, ma pubblicità ingannevole. Almeno per quanto riguarda Palermo. Perché quelle riprese che faranno il giro del mondo mostreranno un’immagine non veritiera della città. È una cartolina, ideale, lustra e attraente, ma di facciata, di superficie, cioè superficiale. Palermo come vorremmo che fosse e che, purtroppo, non è e non sarà chissà fino a quando.

Proprio mentre quella supermacchina gira liberamente sulle strade vuote del centro, tutto intorno le vie della città sono intasate di auto incolonnate da ore, intrappolate in serpentoni infernali; un tappeto incredibile di macchine con gli automobilisti inferociti sotto temperature impossibili, con l’aria resa irrespirabile dal caldo e dai gas di scarico e con la giornata compromessa, gli impegni saltati e i nervi a fior di pelle. Un giorno di ordinaria follia.

Un contrasto stridente e irridente nei confronti dei palermitani, già quotidianamente alle prese con un traffico tra i più congestionati d’Europa e costretti a fronteggiare le scelte dell’amministrazione comunale, ispirate più a una visione ideologica che a una razionale e organica pianificazione della viabilità cittadina.
Tutti facciamo i conti, ogni giorno, con rivoluzioni dei sensi di marcia, nuove pedonalizzazioni, cantieri aperti e mai chiusi, restringimenti di carreggiate, che mettono in croce gli automobilisti. Troppe auto, si dice, bisogna disincentivarne l’utilizzo. Bene, ma le alternative quali sono? Semplicemente non ci sono, oggi, quindi per molti l’auto è necessaria per spostarsi. Ma farlo, a Palermo è sempre più complicato. Questa è la realtà.

La “visione” che hanno il sindaco e l’assessore alla mobilità Giusto Catania è un’altra cosa. Loro vedono una città attraversata da piste ciclabili e linee tramviarie, isole pedonali dove passeggiare senza correre il rischio di essere investiti da un monopattino. Bellissima visione, ma chissà quanto lontana nel tempo, ammesso che sia realizzabile.

Realtà e visione, intanto, cozzano proprio come due auto coinvolte in un frontale. E le “vittime” sono i palermitani che, pure, non sono degli esempi di correttezza al volante.

Ma questa volta, nel delirio di oggi, non sono loro sul banco degli imputati. Non era prevedibile che succedesse questo spettacolo indecoroso di cui gli automobilisti, i cittadini, sono involontari protagonisti? Possibile che nessuno ci abbia pensato? O è stato tutto derubricato a prezzo da pagare per mostrare una cartolina di Palermo, un’immagine non stereotipata della città?

Pubblicità, dicevamo, ma pubblicità ingannevole, ripetiamo. Quella di oggi è una vicenda emblematica del modello di amministrazione delle epoche orlandiane. Una Palermo ideale, una visione che poco o nulla a da spartire con la Palermo reale, che affonda sotto il peso dei problemi accumulati e mai affrontati, tanto meno risolti. Il traffico, la sporcizia, le bare nei cimiteri, i servizi, il degrado che avanza dalle periferie fino al centro storico angustiano tutti i cittadini, mentre il sindaco e i suoi assessori si concentrano su temi di per sé giusti e condivisibili; accoglienza, multiculturalità, mobilità dolce, che però i cittadini avvertono sempre più come lontani dalla loro vita quotidiana, e con sempre crescente fastidio ritenendo che si tratti di una vuota propaganda che serve soltanto a garantire una buona visibilità nazionale e internazionale allo stesso sindaco, il quale a tutto sembra pensare, tranne che ai suoi concittadini.

Il fatto è che chi vive a Palermo con quei problemi ci fa i conti tutti i giorni e chi ci viene da turista li nota subito. Ne resta scioccato, come dimostra la lettera della guida turistica pubblicata su questo giornale proprio lunedì 21 giugno a proposito dei liquami che insozzano la Cala.

Quella del sindaco è una visione irreale, ideologica di Palermo. E l’ideologia questo fa: vede il mondo come si vorrebbe che fosse, facendo dimenticare come invece è; e, se ideale e reale contrastano, è quest’ultimo, il reale, ad avere torto, a essere sbagliato.

Ovviamente non è così. II cambiamento va costruito per gradi, con il confronto e, per quanto possibile, con la condivisione; non imposto con provvedimenti drastici che non tengono conto di conseguenze e effetti collaterali.

Il manicomio di questo giorno sarà dimenticato, in fondo i palermitani hanno poca memoria e lo dimostrano alle urne; resterà tutto il resto, cumuli di rifiuti, cantieri eterni, ponti impraticabili, bare accatastate e via dicendo. Per fortuna, tutto questo lo spot con l’auto da Formula uno non lo mostrerà. E qui sta l’inganno