Stupro a Palermo, “C’ero anch’io” ma viene scarcerato: caccia ai cellullari sotterrati

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il minorenne sarebbe stato tra i più violenti contro la vittima

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“C’ero anch’io quella sera”. Questa la confessione di uno dei responsabili dello stupro di Palermo, il più giovane tra tutti. L’indagato, interrogato questa mattina davanti al gip del Tribunale dei minori, era ancora minorenne all’epoca dei fatti. Avrebbe compiuto 18 anni appena qualche giorno dopo l’orribile violenza ai danni della 19enne palermitana dello scorso 7 luglio.

La confessione e la scarcerazione

Il ragazzo ha ammesso le proprie responsabilità nel corso dell’interrogatorio di garanzia e il Gip del Tribunale dei minori ha deciso per la sua scarcerazione con il seguente trasferimento in una comunità in attesa del processo. 

La Procura: “Deve tornare in carcere”

Non è della stessa idea il PM Claudia Caramanna, cui è stata affidata l’inchiesta, che ha chiesto contro il provvedimento immediato ricorso. Secondo la Procura “Deve tornare in carcere”, poiché i fatti di cui si è reso protagonista insieme agli altri sei – tre dei quali interrogati stamani – sono “Estremamente gravi e, quindi, non compatibili con una scarcerazione”.

Inoltre, secondo la ricostruzione degli inquirenti, il minorenne sarebbe stato tra i più violenti contro la vittima. 

Caccia ai cellulari sotterrati dagli indagati

Proseguono intanto le indagini, volte soprattutto al ritrovamento di alcuni cellulari nascosti dagli indagati. Alcuni sarebbero stati sotterrati. “Poi me lo scrivi su WhatsApp dove lo hai messo“, diceva uno. “Cosa, il telefono? Neanche in una pianta è… Era in un magazzino pure in un punto sotto terra. Te l’ho detto, devi sempre avere qualcosa nascosta“, rispondeva l’altro. Per questo e ulteriori intercettazioni, gli investigatori si muovono anche nella direzione del reato revenge porn.

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