Palermo, al via la stagione 2021 del Teatro Massimo
L’inaugurazione, on line, con il crepuscolo dei sogni’ del regista tedesco Johannes Erath
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L'opera sarà trasmessa in diretta streaming
Un teatro che diventa metafora di se stesso, aprendosi alla speranza, al recupero progressivo degli spazi vitali e alla rinascita.
Per inaugurare la stagione 2021, il Teatro Massimo di Palermo non avrebbe potuto scegliere di meglio de “Il crepuscolo dei sogni“, storia di un’umanità dolente e alla deriva che ritrova le proprie certezze e i punti di riferimento proprio grazie all’arte e al teatro stesso.
Il 26 gennaio è la data che segna il debutto, rigorosamente on line, dell’opera diretta dall’ israeliano Omer Meir Wellber. In scena a partire dalle 20:00, il soprano Carmen Giannattasio, il baritono Markus Werba e il basso Alexandros Stavrakakis.
Con loro, l’ Orchestra, il Coro, il Coro di voci bianche e il Corpo di Ballo del Teatro.
A curare la ripresa e la trasmissione sulla WebTv del Massimo è la squadra tecnica del Teatro, coordinata da Gery Palazzotto, con la regia televisiva di Antonio Di Giovanni.
Per assistere alla diretta streaming, occorre semplicemente collegarsi al sito www.teatromassimo.it; chi lo volesse, può fare una donazione libera con carta di credito o PayPal.
“IL CREPUSCOLO DEI SOGNI”
L’autore dell’opera originale è il regista tedesco Johannes Erath, apprezzatissimo in Germania per l’approccio visionario e praticamente al debutto in Italia.
L’ opera racconta di un teatro che si ritrova in uno scenario post – pandemico e fuori dal tempo, descritto con una delicatezza quasi lunare.
Ad esaltarne la bellezza è un tappeto sonoro contrassegnato da musiche e autori diversi. Wellber ed Erath mettono insieme Richard Strauss, Gioacchino Rossini, Giuseppe Verdi e Franz Schubert, incastonati in un viaggio musicale attraversato da suggestioni invernali e declinato oniricamente. Ci sono anche Arrigo Boito con il coro dal prologo del “Mefistofele” e Claudio Monteverdi con il duetto finale dalla “Incoronazione di Poppea” : due momenti d’estasi, divino il primo, terrestre il secondo, all’insegna di un’alternanza di sentimenti contrapposti.
Disincanto e cinismo lasciano spazio alla luce e alla speranza, in un itinerario iridescente che coinvolge anche Ludvig van Beethoven, Henry Purcell, Franz Joseph Haydn ed Erich Wolfgang Korngold.
Senza dimenticare l’omaggio commosso ai compositori ebrei Leonard Bernstein e Werner Richard Heymann e alla cantautrice polacca naturalizzata israeliana Chava Albertstein.
Un ‘opera site specific con una presenza ricorrente della “Traviata”, la cui protagonista è affetta da una patologia polmonare che rimanda alle sofferenze dell’uomo contemporaneo.
JOHANNES ERATH E OMER MEIR WELLBER, L’INCONTRO DI DUE ECCELLENZE
“L’arte è sempre stata uno specchio della società e dei nostri sentimenti – afferma il regista tedesco – e garantisce la nostra sopravvivenza mentale”.
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“L’idea – spiega a proposito dell’opera – è raccontare e condividere le difficoltà del tempo che stiamo vivendo ma anche le conseguenze della situazione sui comportamenti umani“. Erath cita Bansky, esponente britannico della street art dall’identità ancora sconosciuta: “Un’opera dovrebbe dare conforto a chi vive con disagio la condizione del presente e disturbare chi vive nella propria comfort zone“. “Speriamo – conclude – di esserci riusciti”.
Parole in linea con le riflessioni di Omer Meir Wellber, che dal gennaio del 2020 ricopre il ruolo di direttore musicale della Fondazione Teatro Massimo di Palermo.
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“La situazione incredibile in cui ci siamo ritrovati da un giorno all’altro – afferma- ci ha imposto la distanza frustrante dal pubblico ma allo stesso tempo ci ha dato una grande spinta”. Dallo smarrimento all’innovazione, dunque: un processo che ha visto il Teatro Massimo al primo posto tra i teatri italiani in termini di impegno, sia sul piano tecnologico che creativo.
“Non potremmo più – conclude – fare a meno di questi nuovi linguaggi”.
COME IN UN GRANDE SET CINEMATOGRAFICO
L’Orchestra, il Coro, il Coro di voci bianche e il Corpo di ballo – insieme al soprano, al baritono e al basso – si muovono in uno spazio scenico dilatato.
Non ci sono solo la platea e il palcoscenico: anche i palchi e la galleria fanno parte dell’insieme, simile al set di un film.
Uno spazio trasformato dalla fotografia, che sprofonda in una coltre di neve che avvolge e trasfigura le forme. Uno scenario dove si muovono gli esseri umani isolati, disorientati e impreparati. Tutti in preda al disagio, tra schermature, distanze fisiche ed emotive, nuove modalità di comunicazione. Proprio quando tutto sembra perso, l’arte e la musica riscattano la condizione umana, e conducono verso la salvezza.
FRANCESCO GIAMBRONE : “ABBIAMO RACCOLTO LA SFIDA”
Per il Sovrintendente, la storia, la musica e la danza raccontano il passato, il presente e il futuro della condizione umana.
“Il tempo sospeso che stiamo vivendo ci impedisce di celebrare nella maniera consueta il rito dell’inaugurazione della nuova stagione – afferma Francesco Giambrone – ma in attesa di ritrovarci, iniziamo il nuovo anno con una produzione che ci fa riflettere sul presente”.
“Ben prima dell’emergenza sanitaria – spiega – precisamente nel 2015, pensammo fosse giusto allargare la piattaforma del nostro pubblico, abbattendo tutte le possibili barriere”.
Nacque così la WebTv, nella direzione della massima fruibilità e di una inconsapevole lungimiranza.
Il nuovo strumento, infatti, si è rivelato utilissimo se non addirittura fondamentale proprio durante la pandemia.
“Paradossalmente – afferma – non avrebbe alcun senso assistere a teatro alla visione dell’opera, la cui dimensione drammaturgica ed estetica è legata al mezzo televisivo”.
Il Teatro Massimo pensa, dunque, a un futuro fatto di spettacoli concepiti per la tv e il cinema.
“Il teatro, è, per eccellenza, il luogo della rinascita – conclude – un pò come l’araba fenice che torna a vivere della cenere“.
Ma il desiderio di ricongiungersi al pubblico in sala è più vivo che mai.
E la stagione estiva del Teatro di Verdura, Covid 19 permettendo, potrebbe essere l’occasione giusta per ripristinare la cultura nei luoghi tradizionalmente deputati.