Tre tesori siciliani candidati al “Marchio del Patrimonio Europeo”

Palermo e la provincia protagoniste della corsa per ottenere l’ambito riconoscimento comunitario, istituito nel 2011

Sono tre i gioielli, tra i più icastici del patrimonio culturale isolano, sui quali la Sicilia punta per conquistare il “Marchio del Patrimonio Europeo”. 
Ovvero, il Ponte San Leonardo a Termini Imerese, il patrimonio immateriale arbëreshë di Piana degli Albanesi e l’Archivio di Stato di Palermo. 
Tutta l’isola fa il tifo affinché uno di loro possa conseguire il traguardo, noto anche con la denominazione “European Heritage Label”. 
Si tratta di un’azione speciale di “Europa creativa” il programma quadro della Commissione europea per la cultura e per il settore audiovisivo.
Un ambitissimo riconoscimento dell’Unione Europea, che annovera quale obiettivo prioritario la valorizzazione, con cadenza biennale, delle risorse culturali quali strumenti preziosi per rafforzare e consolidare il senso di appartenenza comunitaria

L’Archivio di Stato di Palermo, tra i siti candidati, ha sede in via Vittorio Emanuele 31

LE VALUTAZIONI DELLA COMMISSIONE MINISTERIALE 

Palermo e la provincia, dunque, sono protagoniste della corsa al Marchio: il Ministero della Cultura ha comunicato che le candidature italiane sono tredici in tutto. 
Ogni candidato ha depositato un dossier, redatto sulla base dei format allegati al bando ed elaborati dalla Commissione europea che gestisce l’iniziativa. 
Il termine ultimo per la presentazione alla Commissione europea è il 1 marzo 2023.
Solo un sito tra quelli in gara potrà successivamente essere insignito del riconoscimento per ciascuno Stato membro tra i partecipanti all’iniziativa, così come previsto dalla decisione istitutiva del “Marchio del Patrimonio Europeo” (UE 1194/2011).
Sarà invece una Commissione ministeriale, istituita ad hoc con decreto del segretario generale, a valutare i siti più attrattivi, sotto il profilo della rilevanza europea, della qualità progettuale e della capacità operativa e gestionale. 

LA STORIA DEL MARCHIO 

L’istituzione del “Marchio del Patrimonio Europeo” nel 2011, quale iniziativa dell’UE, fu il prodotto di un percorso intrapreso autonomamente da parte di alcuni Stati membri.
La prima tappa a Parigi nel 2005, quando l’allora ministro francese della Cultura e Comunicazione Renaud Donnedieu de Vabres lanciò la proposta. 
L’idea originaria, mantenuta nel tempo, era quella di “rafforzare il contributo dei cittadini europei alla creazione di un’identità europea condivisa sulla base dei valori democratici e dei diritti umani”.
E che potesse inoltre “aumentare il senso di appartenenza a uno spazio culturale comune”.
Sulla base del progetto in nuce, Francia, Spagna e Ungheria stipularono un accordo preliminare.
Il documento fu la base di partenza dalla quale nel 2006, a Granada, prese avvio un’iniziativa intergovernativa.
Diciannove Stati membri vi aderirono su base volontaria : Belgio, Bulgaria, Cipro, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svizzera, Ungheria.
Ciascuno di essi selezionò da due a quattro siti di chiara dimensione europea esemplificativi della ricchezza del proprio patrimonio culturale e che contribuissero a sviluppare il senso di appartenenza all’Europa.
L’iniziativa venne attuata ufficialmente nell’Abbazia di Cluny, a partire dal 2007, approfittando del cinquantesimo anniversario dei Trattati di Roma. 

TRE TESORI DI INESTIMABILE VALORE 

L’ultimo sito italiano a essere insignito del titolo, nell’ambito della selezione del 2021, è stato il Comune di Ventotene, in provincia di Latina, lo scorso aprile. 
Il sito laziale si affianca ad altri tre luoghi selezionati nel 2014, 2017 e 2019: rispettivamente, il Museo Casa “Alcide De Gasperi” a Pieve Tesino e il Forte di Cadine della Fondazione Museo storico del Trentino, entrambi in provincia di Trento, e l’Area archeologica di Ostia antica, a Roma. 
Nel 2023 è Palermo, in Sicilia, a correre con tre siti – uno dei quali immateriale – di altissimo rilievo. 
Nello specifico, a proporre il settecentesco Ponte San Leonardo a Termini Imerese è stata la Onlus Rodoarte
Progettato dall’architetto regio Agatino Daidone, il Ponte, dal 2018, è riconosciuto quale Luogo dell’Identità e della Memoria della Regione Siciliana. 
A candidare il patrimonio immateriale arbereshe – Hora e Arbëreshëvet e l’Archivio di Stato di Palermo sono stati invece rispettivamente il Comune di Piana degli Albanesi e la Soprintendenza archivistica della Sicilia-Archivio di Stato di Palermo.

L’ ENTUSIASMO DI AMMINISTRATORI E VOLONTARI 

A Termini Imerese, il sindaco Maria Terranova esprime soddisfazione e gratitudine alla Onlus Rodoarte, costantemente impegnata nella valorizzazione del Ponte San Leonardo. 
“Siamo felici e orgogliosi – afferma – perchè tutto ciò testimonia lo straordinario pregio delle bellezze del nostro territorio”. 
“Il Ponte settecentesco – aggiunge – rappresentò un’opera viaria strategica sia economicamente che militarmente: si tratta di una candidatura importantissima”. 

Il settecentesco Ponte San Leonardo, progettato da Agatino Daidone

Grande gioia anche da parte dei volontari della Onlus promotrice della candidatura. 
“Tutto il territorio – afferma il presidente Rosario Ribbene – è chiamato a gioire e tifare per Termini Imerese e il suo gioiello culturale, simbolo e componente del più vasto bagaglio a vocazione UNESCO”. 
“Ci sembra già un risultato grandioso – osserva – che il nostro Ponte sia annoverato nella brigata di bellezza rappresentata dagli altri siti in gara e continuiamo a sostenerne la candidatura con grande ardore”.