Palermo calcio, i Tuttolomondo : «Dobbiamo inventarci qualcosa, altrimenti ci tocca scappare» | VIDEO

I fratelli Tuttolomondo puntavano ai soldi dei diritti televisivi. Ma la promozione è sfumata, ed il il loro progetto è saltato.
E si dicevano: «In serie B con questi debiti? Ma siamo pazzi? Dobbiamo inventarci qualcosa, altrimenti ci tocca scappare»

Dai verbali dell’indagine che ha portato i fratelli Tuttolomondo in carcere  per bancarotta, viene fuori la chiara intenzione dei due faccendieri e della Arkus di assaltare la diligenza rosanero, depredarla di ogni euro e abbandonarla al suo destino. Ma dopo essersi    impossessati  dei diritti tv per la serie A se la squadra tornava nella massima serie.. Volevano realizzare  il “colpo grosso”, l’acquisto per dieci euro di una società che, se promossa. avrebbe ottenuto dalla Lega calcio circa 40 milioni di euro. E, come scrive oggi Repubblica, per farlo avevano già predisposto ogni passaggio: dai finti crediti d’imposta per compensare i debiti con l’erario, alle fideiussioni false per far risultare pagati i giocatori e fornitori. Il tutto per arrivare ad ottenere il denaro dei diritti televisivi (o almeno una parte) che poi avrebbero fatto sparire nel labirinto di società sparse in tutto il mondo riconducibili alla Arkus.

Tuttolomondo

RAMMARICO PER LA PENALIZZAZIONE CHE NEGAVA LA SERIE A

Ma la sanzione che ha tolto al Palermo i punti,  di fatto non ha consentito alla società di essere promossa in serie A. E nelle intercettazioni c’è  Salvatore Tuttolomondo che dice  al fratello Walter: «Senza la penalizzazione avremmo avuto 40 milioni». «E adesso che si fa?», chiede Walter. «Facciamo lo stesso» risponde Salvatore, il capo della Arkus. Infatti la mente dell’operazione Palermo, un minuto dopo aver realizzato di aver perso i soldi della serie A, già pensava a come trarre il massimo dal fallimento del Palermo. «In serie B con questi debiti? Ma siamo pazzi?» ha ripetuto più volte ai suoi collaboratori nelle conversazioni intercettate dagli inquirenti.

UN PIANO PRONTO GIÀ AD APRILE

Il piano per spolpare la società rosanero era pronto già a fine aprile,  durante la stipula del contratto preliminare con l’allora “reggente” Daniela De Angeli. In quella occasione i fratelli Tuttolomondo accettarono senza alcun tentennamento l’onere  di ripianare tutti i debiti della società. Le clausole di risanamento furono accettate dalla Arkus,  pur essendo perfettamente cosciente che i soldi dei diritti televisivi non sarebbero nemmeno bastati a coprire i debiti di Zamparini. 

Repubblica ricorda che in prima istanza i Tuttolomondo volevano compensare i debiti con il fisco, effettuando l’acquisizione di un’altra società della galassia Arkus, la Tecnosystem group srl, che vantava un credito d’imposta da oltre 4 milioni di euro. Ma in effetti quel credito non esisteva, era inventato. L’acquisizione di questo finto credito della Tecnosystem è stata la prima operazione falsa della gestione Tuttolomondo. Un credito che il presidente del collegio sindacale dell’Us Città di Palermo Alessio Trincherà,  prima di dimettersi dall’incarico, ha sconfessato in una mail di fuoco al Cda del club.

LE BARZELLETTE DELLA FALSA FIDEIUSSIONE

Dopo il finto credito d’imposta, Repubblica nel suo articolo ricorda che  è stata la volta delle fideiussioni bulgare per l’iscrizione al campionato di serie B. Per rispondere alle istanze dei tifosi di una  intera città che attendeva una soluzione per la fideiussione, i due Tuttolomondo hanno pensato di mettere in piedi un teatrino dell’assurdo, da dove è nato anche il tormentone «mi vede preoccupato?». Questa falsa operazione  ha coinvolto ignari mediatori che furono accusati di sabotaggio, furono evocate email certificate che non arrivano o, se arrivavano,  finivano all’indirizzo sbagliato. E furono coinvolti istituti di credito messi all’indice dall’intero sistema bancario mondiale.  Durante i giorni dell’iscrizione, nelle intercettazioni si sentono   i Tuttolomondo che dicono fra loro:  «Dobbiamo inventarci qualcosa altrimenti ci tocca scappare». Si può dire che questa è l’unica cosa sensata che hanno detto nella loro parentesi palermitana.