Usura, racket, abusivismo: l’illegalità costa alle imprese siciliane 1,2 miliardi all’anno

In Sicilia si stima che siano almeno 3mila le imprese del commercio, della ristorazione e della ricettività ad elevato rischio usura

usura

Gianluca Manenti, presidente Confindustria Sicilia

Si celebra anche in Sicilia la nona edizione della Giornata di Confcommercio “Legalità, ci piace”. L’iniziativa offre diversi spunti di analisi, denuncia e sensibilizzazione sulle conseguenze dei fenomeni criminali per l’economia reale e per le imprese.

Contraffazione, abusivismo, pirateria, estorsioni, usura, infiltrazioni della criminalità organizzata, furti, rapine, taccheggio, corruzione. Sono numerosi i fenomeni illegali che alterano la concorrenza, comportano la perdita di fiducia degli operatori e la diminuzione degli investimenti. Questi fenomeni impattano pesantemente sul sistema economico-sociale: fanno chiudere le imprese oneste e perdere posti di lavoro; non tutelano i consumatori, riducono la sicurezza pubblica, alimentano la criminalità organizzata.

Pandemia e rischio usura

“Il perdurare della pandemia e gli effetti delle restrizioni su imprese ed economia hanno determinato la necessità di concentrare l’attenzione su fenomeni criminali quali l’usura e sui tentativi di infiltrazione della criminalità nel tessuto economico”. Così commenta il presidente di Confcommercio Sicilia, Gianluca Manenti.

Fin dall’avvio dell’emergenza sanitaria, il credito ha assunto un ruolo cruciale per assicurare la necessaria liquidità alle imprese, private delle loro entrate o comunque investite da shock imponenti. Il bisogno di liquidità e il rischio usura sono diventati quindi oggetto di approfondimenti mirati.

Su questo tema sono state affidate da Confcommercio a istituti di ricerca qualificati periodiche indagini campionarie nazionali. Queste si rivolgono alle imprese rappresentate e sono finalizzate a far emergere quelle situazioni “grigie” che difficilmente vengono esplicitate chiaramente, nonché le condizioni che determinano l’esposizione al rischio usura, nel quale la liquidità è il discrimine tra mantenere l’attività delle imprese o chiuderla. L’Ufficio Studi ha infatti calcolato la platea di attività “potenzialmente” esposte a rischio usura proprio sulle imprese che non hanno ricevuto pieno soddisfacimento della propria richiesta di credito.

Racket in crescita

Dai dati emerge che, in Sicilia, quasi il 14% delle imprese del terziario di mercato percepisce un peggioramento dei livelli di sicurezza nel 2021. Come se non bastasse, l’usura è il fenomeno criminale percepito in maggior aumento dagli imprenditori del terziario di mercato (per il 27%).

Il trend è più marcato in Sicilia dove l’usura è indicata in aumento dal 31% delle imprese. Il racket è in crescita stando alla percezione manifestata dal 21% degli imprenditori intervistati. L’11% degli imprenditori ha avuto notizia diretta di episodi di usura o estorsione nella propria zona di attività. Il 17,7% è invece molto preoccupato per il rischio di esposizione a usura e racket. Un timore più elevato nelle grandi città siciliane.

Di fronte all’usura e al racket, il 58,4% degli imprenditori ritiene che si dovrebbe denunciare; il 33,6% dichiara che non saprebbe cosa fare. Il 6,4% pensa di non poter fare nulla. Almeno 3mila imprese del commercio, della ristorazione e della ricettività, nell’isola, sono oggi ad elevato rischio usura.

Secondo le stime di Confcommercio, l’illegalità costa alle imprese siciliane del commercio e dei pubblici esercizi quasi 1,2 miliardi di euro all’anno. Mette a rischio circa 10mila posti di lavoro. La perdita annua in termini di fatturato e di valore aggiunto è pari al 6,3%. In dettaglio, nella nostra isola, l’abusivismo commerciale costa 500 milioni di euro; l’abusivismo nella ristorazione pesa per 200 milioni; la contraffazione per 150 milioni; il taccheggio per 100 milioni. Altre voci incidono per 250 milioni di euro.

CONTINUA A LEGGERE