Dal mondo

Vaccino Pfizer: dubbi, perché i vertici hanno venduto migliaia di azioni

All’annuncio dell’efficacia al 90 % del vaccino anti-Covid Pfizer le Borse di tutto il mondo sono letteralmente esplose. Lunedì scorso le azioni Pfizer sono aumentate di oltre il 7%. Il vicepresidente esecutivo dell’azienda, Sally Susman, nel tardo pomeriggio del giorno dell’annuncio della disponibilità del nuovo vaccino contro il coronavirus, ha venduto sul mercato 43.662 azioni della casa farmaceutica. Al prezzo di 41,94 dollari l’una, incassando circa 2 milioni di dollari.

Ma anche il numero uno del colosso farmaceutico Pfizer, l’amministratore delegato Albert Bourla, poco dopo la chiusura della conferenza stampa per lo storico annuncio di aver sviluppato un vaccino anti Covid, ha venduto il 62% della sua partecipazione nella compagnia, ed ha incassato un assegno da 5,6 milioni di dollari. Quindi, due fra i più importanti manager della Pfizer hanno scelto di disfarsi di parte rilevante delle azioni che avevano in portafoglio. Poco dopo avere annunciato al mondo di avere appena trovato la soluzione che tutti stavano aspettando come la manna, essendo nel pieno dramma della seconda ondata della pandemia.

TUTTO LECITO

Precisiamo subito che è tutto in regola. La Pfizer ha commentato la notizia dicendo:  «La cessione di queste azioni fa parte della pianificazione finanziaria personale del dottor Bourla e di un piano prestabilito. Che consente, in base alle regole della Sec, ai principali azionisti e ai dipendenti delle società quotate in Borsa di scambiare un numero predeterminato di azioni in un momento prestabilito». Ma non si può fare a meno di pensare che entrambi abbiano immaginato che solo al momento dell’annuncio le azioni Pfizer avrebbero raggiunto i massimi livelli.

E francamente è un po’ strano. Il buonsenso dice chi possiede azioni di un azienda che ha un vaccino anti-Covid non le venderebbe subito, il primo giorno dopo l’annuncio. Ma aspetterebbe il completo sviluppo commerciale del prodotto per trarne il maggior vantaggio. Forse ci sono dubbi sull’efficacia? Gli unici dati noti riguardano la reazione positiva avuta da pazienti di età compresa fra 18 e meno di 50 anni. Al momento non è noto se la stessa efficacia sia stata trovata per le persone anziane e fragili. Inoltre non si sa, perché non è stato testato, se chi ha fatto il vaccino resta comunque portatore sano, in grado di infettare gli altri.

DISTRIBUZIONE DIFFICILE

Infine pare che per questo tipo di vaccino ci possano essere problemi nella distribuzione in larga scala. Richiede una conservazione a temperatura bassissima, così bassa che si trova solo in frigoriferi oggi presenti in laboratori e ospedali e in qualche grande aeroporto. Come organizzarsi in breve tempo per la indispensabile distribuzione capillare? Inoltre le temperature gelide necessarie per conservare e trasportare il vaccino potrebbe essere al di fuori della portata fino a due terzi della popolazione mondiale. E’ quanto emerge in uno studio della DHL, azienda leader nel campo delle spedizioni.

Il potenziale vaccino deve essere conservato a -80 gradi, e somministrato in due dosi separate a circa tre settimane di distanza. Nei paesi ricchi ciò significherebbe che verrebbe probabilmente distribuito negli ospedali o nei centri appositamente costruiti, piuttosto che nelle farmacie o nell’ufficio del medico di famiglia locale. Ma come fare per i paesi poveri, senza forniture elettriche affidabili? O infrastrutture per mantenere i vaccini a quella temperatura di congelamento? Potrebbe significare che il vaccino non venga neppure consegnato. Sono queste le considerazioni che hanno fatto i due più importanti manager della Pfizer, quando hanno deciso di vendere le loro azioni? Hanno pensato di approfittare della massima quotazione della azioni dell’azienda farmaceutica, raggiunta al momento dell’annuncio?

Published by
Pippo Maniscalco