Alcuni operatori sanitari statunitensi, dopo la somministrazione del vaccino anti Covid sviluppato da Pfizer e Biontech, hanno riscontrato che da una singola fiala multidose è possibile ricavare più dosi di quelle indicate sulla confezione dalle case farmaceutiche. Le dosi indicate sono 5, ma da ogni flaconcino è possibile somministrarne 6 o anche 7. Questa scoperta potrebbe rivelarsi un’ottima notizia, che aumenterebbe sensibilmente la disponibilità della profilassi. Ne dà notizia il Corriere della Sera.
L’agenzia che si occupa di controllare i medicinali negli Usa, la Food and Drug Adminstration (Fda), ha fatto sapere ufficiosamente che “data l’emergenza sanitaria pubblica, sarà accettabile utilizzare ogni dose completa ottenibile”. Quindi, in questo caso, non c’è la necessità di buttare il vaccino avanzato nella fiala, come invece imporrebbe la prassi. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, questa pratica potrebbe portare addirittura ad ottenere il 40% di dosi in più di quelle previste.
La Pfizer ha sottolineato in un comunicato ufficiale che “la quantità di vaccino rimanente nella fiala multidose dopo la rimozione di 5 dosi può variare, a seconda del tipo di aghi e siringhe utilizzati. Al momento, non possiamo fornire una raccomandazione sull’uso della quantità rimanente di vaccino da ciascuna fiala”. Comunque riempire le fiale più di quanto indicato sulla confezione, non è un difetto di fabbricazione o un errore commesso dall’azienda. I produttori lo fanno perché può accadere che gli operatori possano involontariamente sprecare parte del vaccino o di un altro farmaco con fuoriuscite accidentali o malfunzionamenti dei dispositivi medici utilizzati.
Per questo motivo accade che fiale da 5 dosi di vaccino possono contenerne anche 6 o più. Ovviamente è necessario stare attenti alle contaminazioni batteriche, perché più una fiala viene aperta nel tempo, maggiore è il rischio che venga in contatto con agenti esterni che potrebbero alterarne l’efficacia. A giorni è atteso nel nostro continente il via libera dalla Ema, l’agenzia del farmaco europea.