Dopo giorni di indagini, la Polizia ha chiuso il cerchio relativo alla sparatoria avvenuta allo Zen lo scorso 23 marzo. Dalle prime ore dell’alba, infatti, gli agenti stanno eseguendo 4 fermi di indiziato di delitto, con l’aggravante dal metodo mafioso nei confronti di quattro palermitani.
Sono accusati di avere fatto parte del commando che lo scorso martedì, nel quartiere palermitano, ha fatto fuoco contro Giuseppe Colombo ed i figli Antonino e Fabrizio, lasciando sul selciato una decina di colpi, tra proiettili inesplosi e bossoli. Il giorno seguente la sparatoria in manette sono finiti i fratelli Maranzano, Letterio 34 anni e Pietro di 21; entrambi accusati di tentato omicidio.
Nelle indagini importanti le parole di alcuni testimoni, tra queste una donna. Quest’ultima è stata la prima a chiamare la Polizia, il giorno della sparatoria, per avvertire di quello che stava accadendo
Alla base della sparatoria conflitti mafiosi: allo Zen si devono riformare degli equilibri dopo l’arresto del capomafia Giuseppe Cusimano avvenuto lo scorso gennaio. Colombo era molto vicino al boss mentre con Letterio Maranzano i rapporti non erano più idilliaci anche per dei contrasti nati con un nipote di Lo Piccolo.
In particolare, in questa circostanza il tutto è nato da una contesa iniziata la mattina precedente, quando le vittime si sono fronteggiate con un gruppo di persone, capeggiate dai Maranzano. Da quell’incontro, nasceva una discussione, presto giunta a spintoni e “testate”. Ad avere la peggio i Colombo che poi martedì pomeriggio si sono ritrovati al centro di un attacco guidato dai Maranzano insieme a un commando armato. Una decina di persone ha raggiunto, a bordo di un’auto di grossa cilindrata, “scortate” da moto e scooter, i Colombo.
Il commando, armi in pugno, ha inseguito gli obiettivi e sparato contro di loro, ad altezza d’uomo. Successivamente si sono dileguati, lasciando sul selciato una decina tra proiettili e bossoli. I fratelli Maranzano sono accusati di tentato omicidio.