VIDEO| Frode a UE e Regione Siciliana, sequestro da 400mila euro a Messina

Scoperto un intricato sistema che coinvolgeva tre professionisti

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I Finanzieri del Comando Provinciale di Messina hanno scoperto un’articolata frode ai danni del bilancio dell’Unione Europea e della Regione Siciliana. Eseguita una misura cautelare personale e il sequestro del profitto illecito pari a 180 mila euro e di un impianto fotovoltaico del valore di oltre 230 mila euro.

A dirigere le indagini la Procura della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), nella persona del Procuratore Capo dr. Emanuele Crescenti.

L’operazione ancora una volta conferma l’attenzione alla tutela degli interessi finanziari dell’Unione Europea e nazionali. Il tutto anche al fine di recuperare le risorse indebitamente sottratte.

Le indagini

Le Fiamme Gialle della Tenenza di Patti, coordinate dal Sostituto Procuratore Emanuela Scali, hanno attentamente indagato sull’articolata frode internazionale. Scopo della truffa era quello di intercettare contributi pubblici, comunitari e regionali, nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale Regione Sicilia 2007/2013, in relazione alla realizzazione di un impianto fotovoltaico nel territorio di Montalbano Elicona (Messina).

L’ipotesi investigativa ha fatto emergere responsabilità penali nei confronti di tre persone: un imprenditore e un ingegnere messinesi, ed una imprenditrice catanese, dimorante a Enna. I tre, a vario titolo, sono indagati per truffa aggravata finalizzata al conseguimento di erogazioni pubbliche, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti ed autoriciclaggio.

I dettagli

Perquisizioni locali e complesse analisi documentali e bancarie hanno fatto emergere che un ingegnere messinese, L.F.S, gestisse – attraverso un trust amministrato da una società fiduciaria – una società maltese. Secondo l’ipotesi investigativa quest’ultima esisteva solo sulla carta, in quanto del tutto priva di personale dipendente e di struttura operativa. Tale schermo giuridico estero, inoltre, sarebbe stato utilizzato per consentire ad un imprenditore messinese, A. A., operante nella coltivazione di frutti oleosi, non solo l’evasione delle imposte, ma la possibilità di beneficiare di un contributo AGEA per la produzione di energia da fonti rinnovabili.

A tal fine, si accertava l’emissione di fatture fittizie per oltre 130 mila euro per l’acquisto di materiali e prestazioni d’opera. Indagini documentali, integrate da ulteriore attività istruttoria, hanno permesso di attribuire analogo comportamento anche all’imprenditrice catanese, C.M. Con le stesse finalità, la donna avrebbe emesso nei confronti di A. A. fatture false, in tutto o in parte, per oltre 70 mila euro, per la compravendita di due mezzi agricoli.

Le conclusioni

La documentazione fittizia veniva allegata dunque alla domanda per l’ottenimento del pagamento del contributo, presentata da A.A. all’Assessorato Regionale all’Agricoltura della Regione Sicilia. L’ imprenditore così poteva ottenere illegittimamente il contributo di circa 180 mila euro sui 237 mila euro di spesa ammessa.

In fase cautelare, che solo attraverso il contraddittorio tra le parti e le decisione di Giudici ulteriori e diversi rispetto al GIP si potrà trasformare in una decisione definitiva, il Giudice del Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto ha vagliato gli elementi indiziari raccolti.

Il giudice ha ritenuto le “articolate consecuzioni di una serie di false fatturazioni inerenti un rapporto tra soggetti fittizi”, “riconducibili ad un unico centro decisionale, anche per mezzo di società di Malta”, un chiaro indice di pericolo di reiterazione delittuosa da parte dell’ingegnere messinese. Applicata dunque a questi misura cautelare interdittiva del divieto temporaneo di esercitare l’attività professionale di ingegnere e l’attività imprenditoriale, per un periodo di 12 mesi.

Inoltre, su conforme richiesta della Procura di Barcellona Pozzo di Gotto, si è disposto il sequestro finalizzato alla confisca dei circa 180 mila euro indebitamente ottenuti. Sottoposto a sequestro, con separato provvedimento del Giudice del Tribunale e su richiesta della Procura della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto, anche l’impianto fotovoltaico con annesso biotrituratore. Il valore stimato superai i 230 mila euro.