“Non posso ripensarci, vado al manicomio. Secondo me erano drogati, erano tutti con i manganelli, anche la direttrice“. Così Vincenzo Cacace, ex detenuto disabile del carcere di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, ricorda il pestaggio da parte della polizia penitenziaria avvenuto lo scorso aprile. Quasi 300 agenti della penitenziaria avrebbero pestato per quattro ore, arrivando a commettere vere e proprie torture, altrettanti detenuti del Reparto Nilo, che il giorno prima avevano protestato per la notizia della positività al Covid di un recluso.
“Sono stato il primo ad essere tirato fuori dalla cella insieme con il mio piantone perché sono sulla sedia a rotelle – racconta Cacace ad Ansa – Ci hanno massacrato, hanno ammazzato un ragazzo. Hanno abusato di un detenuto con un manganello. Mi hanno distrutto, mentalmente mi hanno ucciso. Volevano farci perdere la dignità ma l’abbiamo mantenuta. Sono loro i malavitosi perché vogliono comandare in carcere. Noi dobbiamo pagare, è giusto ma non dobbiamo pagare con la nostra vita. Voglio denunciarli perché voglio i danni morali“.
Fu l’amministratore delle carceri della Campania Antonio Fullone a disporre la “perquisizione straordinaria” del 6 aprile 2020, durante la quale si è scatenata la violenza della polizia penitenziaria contro i detenuti del reparto Nilo del Santa Maria Capua Vetere. “Il personale aveva bisogno di un segnale forte e ho proceduto così”, scrive Fullone via chat all’ex direttore Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Francesco Basentini. “Hai fatto benissimo”, la sua risposta.
Il Gip Sergio Enea, che segue le indagini, non ha remore nel definire “un’orribile mattanza” ciò che accadde all’interno del carcere Santa Maria Capua Vetere. Tra le chat estrapolate dai cellulari sequestrati agli indagati figurano anche agenti e funzionari.
“Un’offesa e un oltraggio alla dignità della persona dei detenuti e anche a quella divisa che ogni donna e ogni uomo della Polizia Penitenziaria deve portare con onore, per il difficile, fondamentale e delicato compito che è chiamato a svolgere“, afferma la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, per la quale si tratta di “tradimento della Costituzione.“
La Ministra ha chiesto approfondimenti sull’intera catena di informazioni e responsabilità, a tutti i livelli, che hanno consentito quanto accaduto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, e un rapporto a più ampio raggio anche su altri istituti. E, d’accordo con tutti i partecipanti al vertice di stamattina, ha assunto immediate iniziative che riguardano sia la situazione contingente sia le attività proiettate in un più lungo periodo. Marta Cartabia ha inoltre sollecitato un incontro con tutti gli 11 provveditori regionali dell’Amministrazione penitenziaria, che il Dap sta già organizzando.
“Sono state immediatamente disposte le sospensioni di tutti i 52 indagati raggiunti da misure di vario tipo. Il Dap sta valutando ulteriori provvedimenti anche nei confronti di altri indagati, non destinatari di iniziative cautelari, e ha disposto altresì un’ispezione straordinaria nell’Istituto del casertano, confidando nel pronto nulla osta dell’Autorità Giudiziaria“, l’annuncio del ministero della Giustizia.