La mutazione inglese del virus potrebbe compromettere il rientro a scuola

La Azzolina vorrebbe tutti a scuola il 7 gennaio, ma Ricciardi, consigliere del ministro Speranza, e i presidi non sono molto convinti

scuole

La ministra Azzolina vuole che le lezioni a scuola riprendano il sette gennaio. Oltre ad averlo dichiarato più volte, lo ha ribadito in una lettera per i presidi e per tutta la comunità scolastica in occasione del Natale. «Ora, l’impegno comune dovrà essere quello di riportare in classe tutti gli studenti e le studentesse, che hanno bisogno di riappropriarsi dei loro spazi, di riprendere il cammino di crescita», ha scritto. Nella lettera ci sono anche parole di elogio per i professori, il personale scolastico tutto che «con rinnovato slancio ha cercato di colmare vuoti storici». Ma c’è apprezzamento anche per per gli studenti che «con le loro proteste gentili, ci chiedono tornare a scuola».

LA MUTAZIONE INGLESE DEL COVID: L’OPINIONE DEL PROFESSOR RICCIARDI

Di certo non mancano i propositi e gli impegni di far rientrare gli alunni in aula. Buoni ed encomiabili, ma rischiano di essere compromessi dalla variabile della mutazione inglese del Covid, quella che accelera la trasmissione del contagio. Anche perché, secondo alcuni studi, pare che questo virus sia leggermente più infettiva sui bambini. Dell’attuale situazione ne ha parlato il professor Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute, Roberto Speranza. Che, alla luce della mutazione anglosassone, ha auspicato un nuovo lockdown, e spiegato che la nuova situazione può di fatto compromettere la riapertura delle scuole prevista dopo le festività. «Con questa circolazione del virus non penso che il 7 gennaio le scuole possano riaprire», ha detto a chiare lettere.

I PRESIDI SONO CAUTI

Anche il governatore del Veneto, Luca Zaia, si è detto contrario a riaprire le classi dopo le feste perché «la decisione va presa su piani epidemiologici». E il presidente dell’Associazione Nazionale presidi, Antonello Giannelli, parlando a nome della categoria, si è detto cauto sulla prospettiva di riportare in classe gli studenti. «Non intendiamo sostituirci alle autorità sanitarie ─ ha spiegato ─. È del tutto evidente che bisogna partire da quello che sostengono loro e sulla base di questo verranno prese le decisioni più opportune. Per parlare con cognizione di causa bisogna sentire gli esperti del settore». Di fatto, in molte scuole, i professori hanno già fornito agli alunni le istruzioni e gli orari per eventuali lezioni in Dad alla riapertura delle scuole.