A Washington i morti sono saliti a quattro. Camera e Senato riuniti

Washington, la cronaca della giornata più buia della storia recente degli Stati Uniti. Il presidente uscente fomenta i suoi sostenitori e scoppia il caos

Il bilancio provvisorio degli scontri nella manifestazione di protesta dei fan di Donald Trump a Washington, secondo la polizia, è di quattro morti, 13 feriti e 52 arresti. Il capo della polizia metropolitana di Washington Dc, Robert J. Contee, ha precisato che gli arresti sono stati 52 e che alla marcia di Washington “Save America” hanno partecipato circa 45.000 persone. Degli arresti, 47 sono stati effettuati per le violazioni del coprifuoco e ingresso illegale. Quattro per possesso di pistole senza licenza e un’altra persona è stata arrestata per possesso di armi proibite. Le autorità hanno anche recuperato una bomba artigianale dal Comitato nazionale democratico e un’altra bomba dal Comitato nazionale repubblicano. Sul terreno del Campidoglio degli Stati Uniti sono stati recuperati anche un refrigeratore di un veicolo insieme a una lunga pistola che includeva anche molotov.

Le quattro vittime comprendono la donna raggiunta da un colpo di pistola a Capitol Hill. La polizia ha confermato che sono stati rinvenuti ordigni esplosivi davanti al quartier generale sia del Dnc (Democratic National Convention) e sia dell’Rnc (Republican National Convention). E’ stato inoltre individuato un veicolo vicino al Congresso con un fucile e molotov.

AL CAMPIDOGLIO LAVORI SOSPESI, MA RIPRESI DOPO IL COPRIFUOCO

A Washington la Capitol Hill era in sessione a camere congiunte per certificare l’elezione alla Casa Bianca del democratico Joe Biden, che ha battuto Trump. Ma è stata costretta a sospendere i lavori. Nel clima di enorme caos, è scattata l’evacuazione del Parlamento a Washington. Dopo il coprifuoco, quando è stata riportata la calma, Camera e Senato Usa sono tornati a riunirsi insieme per la proclamazione di Joe Biden. Bocciati tutti i ricorsi. Ma c’è ancora stato di emergenza, che resterà fino al 21 gennaio, il giorno successivo al giuramento di Biden. Twitter e Facebook hanno sospeso gli account di Trump, e anche i repubblicani sono contro di lui, da Mike Pompeo a Bush. Si è dimesso il portavoce di Melania, ed ha lasciato anche il vice consigliere per la sicurezza nazionale.