Si può sparare ad un amico anche per 10 euro: è successo allo Zen
Prima di svenire, la vittima ha fatto il nome dell’aggressore, anche lui dello Zen. Il movente svelato da alcuni vocali trovati su WhatsApp in cui i due si scambiavano accuse per il piccolo debito
Allo Zen, il 9 marzo, poco dopo le 11:30, all’angolo fra via Nedo Nadi e via Costante Girardengo, un uomo è stato raggiunto da alcuni colpi di pistola allo stomaco. I poliziotti al loro arrivo, hanno trovato Emanuele Cipriano, di 30 anni, adagiato nel sedile posteriore di una Wolkswagen Polo, con la maglietta sporca di sangue all’altezza dell’addome. «Mi ha sparato un amico», ha avuto la forza di dire Cipriano. «Chi è stato?», gli hanno chiesto gli agenti. E lui: «È stato Cusimano Giacomo, abita in via Egeria, qui vicino». Mentre in ambulanza lo portavano a Villa Sofia ha perso conoscenza e le sue condizioni si sono aggravate. Sottoposto ad un delicato intervento, adesso è fuori pericolo ma in coma farmacologico.
SUBITO LE INDAGINI
Ovviamente Giacomo Cusimano non era in casa, ma una pattuglia dei Falchi della squadra mobile l’ha fermato mentre camminava in via Libertà, vicino piazza Croci. È stato portato ai Pagliarelli, con l’accusa di tentato omicidio. Quando il gip Simone Alecci lo ha interrogato, ha scelto di non parlare. Adesso è ai domiciliari. Ma le indagini sono in corso. Nel telefonino della vittima, prontamente sequestrato, i poliziotti della Mobile hanno trovato i messaggi WhatsApp che si sono scambiati lunedì sera Giacomo Cusimano e Emanuele Cipriano, nei quali si offendono a vicenda pesantemente per un debito di dieci euro e per un appuntamento mancato. Quindi il movente del tentato omicidio potrebbe essere proprio un piccolo insignificante debito di cui si sconosce la motivazione. Si cerca ancora la pistola, che è scomparsa.