Almaviva Contact, preoccupazione per il futuro dei lavoratori: proclamato stato d’agitazione
Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil chiedono con urgenza l’apertura di un tavolo permanente di crisi al ministero del Lavoro, al MISE e al ministero della Salute
I sindacati lanciano l’allarme sul futuro di Almaviva Contact e dei suoi lavoratori. In una nota diramata dalle segreterie nazionali di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil, i sindacati sottolineano il “precipitare della situazione inerente alle attività lavorate” dall’azienda. Annunciano altresì la conseguente richiesta urgente di un tavolo permanente di crisi per confrontarsi sulla vertenza complessiva al ministero del Lavoro, al MISE e al ministero della Salute.
Contact center, la denuncia dei sindacati
“Il settore dei contact center continua ad essere dilaniato dal fenomeno delle delocalizzazioni all’estero e da una politica di ribasso sui prezzi di assegnazione, ben al di sotto del costo del lavoro fissato nelle tabelle ministeriali”. Così denunciano le sigle sindacali. “Il governo, seppur più volte richiamato a responsabilità, non ha inteso convocare le parti per individuare soluzioni strutturali per mettere in sicurezza l’intera filiera dei call center in outsourcing”.
“Con l’introduzione normativa della clausola sociale nei call center, attraverso l’art. 1 comma 10 della L. 11/2016, e dopo la pubblicazione delle tabelle ministeriali che fissano il costo del lavoro nel settore, tramite decreto direttoriale del ministero del Lavoro, si era concretizzata l’ipotesi, dopo anni di lotte delle lavoratrici e dei lavoratori, di aver posto un freno alla macelleria sociale nel settore – proseguono i sindacati -. Ed invece così non è stato. Diverse committenze, anche pubbliche, in più occasioni hanno tentato, o stanno provando, ad eludere le clausole sociali, generando fibrillazioni ad ogni cambio di appalto tra i lavoratori coinvolti. Per quanto riguarda il rispetto delle tabelle ministeriali, la situazione è ancor peggiore. Sistematiche sono l’applicazione di penali, malus, rivisitazioni dei contratti al ribasso, che portano il prezzo effettivamente pagato ben al di sotto del costo del lavoro effettivo”.
Almaviva Contact e la “chiara intenzione di dismettere l’attività nel settore”
In questo quadro inerente il settore, si innesta la vicenda specifica di Almaviva. Dopo l’addio alla commessa Alitalia, qualche mese fa è giunta notizia della perdita anche dell’appalto di Wind3. I sindacati parlano di “chiara intenzione” da parte dell’azienda “di dismettere le attività in Italia nel settore dei contact center”.
“Nonostante le attività perse nell’ultimo triennio, Almaviva Contact occupa ancora circa 2500 lavoratori tra Palermo, Catania, Rende, Napoli, Roma e Milano. Questi operano su tutta una serie di attività scadute o in scadenza, i cui cambi di appalto stanno evidenziando problemi evidenti nell’applicazione delle clausole sociali”.
Si tratta, nello specifico, di Tim e Vodafone, per quanto riguarda committenti del settore telecomunicazioni; GSE e Trenitalia nell’ambito di attività a partecipazione pubblica; il numero verde 1500 istituito per la gestione dell’emergenza sanitaria. “Queste le attività per cui ancora oggi le lavoratrici e i lavoratori continuano con serietà, professionalità ed abnegazione ad operare. Mentre è in discussione il cambio di appalto per quanto concerne Wind3“.
I sindacati, insieme alle strutture territoriali e alle RSU, annunciano dunque lo stato di agitazione per le lavoratrici e i lavoratori di Almaviva Contact. Non si escludono, inoltre, ulteriori iniziative di protesta qualora non si dovesse giungere a breve alla convocazione richiesta presso i ministeri competenti.