Le amministrative hanno sancito la netta vittoria del centrodestra palermitano ma anche l’esclusione, dagli scranni di Sala delle Lapidi, di alcuni consiglieri, spesso di lungo corso, la cui riconferma appariva per molti versi “scontata”.
Tuttavia in politica, come è noto, si naviga a vista e non di rado le “new entries” mettono alla porta nomi “eccellenti”.
Il nuovo Consiglio comunale determinato dalle elezioni dello scorso 12 giugno non ha mancato, in tal senso, di riservare sorprese, in tutti gli schieramenti.
Tante le mancate riconferme “bipartisan” : alcune inaspettate, altre più prevedibili.
Non sono stati pochi gli ormai ex inquilini di Palazzo delle Aquile che hanno affidato a facebook e ai social i loro sentimenti a seguito della mancata elezione.
Un mix di rassegnazione, voglia di riscatto, rammarico e qualche riflessione dolceamara sul ruolo effettivo della politica nella vita dei cittadini.
Con qualche “frecciatina” presumibilmente rivolta a chi ha fatto mancare il proprio sostegno laddove atteso, in una competizione politica ed elettorale certamente complessa e difficile.
Una delle esclusioni più eclatanti è quella di Mimmo Russo, storico esponente della destra cittadina e portavoce delle istanze del bacino dei pip, ras dei consensi nel quartiere Borgo Vecchio.
Credenziali che, però, non sono bastate a garantirgli la riconferma: per lui, poco più di ottocento voti.
Un addio di certo non indolore, dopo ben quattro consiliature consecutive, a partire dal 2001.
Nella lista di Fratelli d’Italia che lo vedeva candidato, d’altronde, si contano più nuovi ingressi che rielezioni.
Soltanto due tra gli uscenti – Francesco Scarpinato e Fabrizio Ferrara – torneranno infatti a Sala delle Lapidi.
E che dire di Paolo Caracausi, tra i più benvoluti e stimati – trasversalmente – della passata consiliatura.
Anzi, delle passate consiliature: eletto ininterrottamente dal 2012, correva nella lista “Lavoriamo per Palermo. Lagalla sindaco”.
“Sono dispiaciuto e amareggiato da un lato – scrive sul suo profilo facebook commentando la mancata elezione – ma, all’altro, contento di tornare ai miei affetti e ai miei interessi”.
“In questi anni – sottolinea – ho dato tutto me stesso per la mia città e, pensavo, anche per i cittadini che mi hanno cercato e sempre trovato”.
“Purtroppo – conclude – il risultato elettorale, rispetto alle disponibilità date e ricevute, è stato deludente”.
Il suo nome era dato vincente: capogruppo della Lega, molto attivo sui social e nella comunicazione mediatica, incontestabilmente attento al dialogo con i cittadini.
Eppure Igor Gelarda – che, al netto dell’impegno politico, è un ispettore della Polizia di Stato – non è stato riconfermato in Consiglio comunale.
Un’esclusione clamorosa, certamente ascrivibile all’esito complessivamente negativo registrato dal partito guidato da Matteo Salvini, altresì alle prese con la solenne bocciatura del referendum sulla giustizia.
Colpa, forse, della lista “Prima l’Italia” che, pochi mesi prima delle elezioni, ha sostituito il simbolo della Lega?
Certamente, un debutto poco fortunato.
Certo è che in Consiglio approdano – seppure con consensi che sfiorano, per entrambe, i duemila voti – soltanto Sabrina Figuccia e Marianna Caronia e, distanziato di parecchio, anche Alessandro Anello, riuscito ad avere la meglio su Salvatore Di Maggio.
Per Igor Gelarda, però, la partita politica non sembra affatto essere chiusa, anzi: all’orizzonte, infatti, si profilerebbe per lui un ruolo di spicco.
Intanto, l’esponente leghista affida a facebook e al citazionismo colto le proprie emozioni a seguito della sconfitta e sceglie una frase di Winston Churchill.
“Il successo non è mai definitivo, il fallimento non è mai fatale, è il coraggio di continuare che conta”: parole che preannunciano tutt’altro che la rinuncia all’impegno politico.
Sconfitta alle urne anche Viviana Lo Monaco, ex capogruppo del Movimento Cinque Stelle, che elegge solo due consiglieri: Concetta Amella e Antonino Randazzo.
Lo schieramento progressista ha registrato la debacle della lista “Sinistra Civica Ecologista”, che non ha superato la fatidica soglia del 5%.
Il contenitore progressista ospitava parecchi uscenti, più o meno direttamente collegati alla visione di città espressa da Leoluca Orlando.
In primis, Giusto Catania, Barbara Evola e Caterina Orlando che non torneranno a Palazzo delle Aquile.
Amministrative politicamente fatali anche per Antonino Sala candidato nella lista del PD che, nel corso dell’ultimo anno, aveva ricoperto la carica di assessore.
“Non è andata – scrive laconicamente – ringrazio tutti, proprio tutti”.
Tra le deleghe del quale è stato titolare, ne figura una particolarmente “pesante”: quella ai Cimiteri.
Ovvero, il simbolo deteriore di un’amministrazione che l’elettorato ha bocciato senza appello.
Forse, in tal senso, la sconfitta più emblematica è proprio quella di Giusto Catania – che, comunque, ha ottenuto oltre mille preferenze – anche lui ex assessore ma con delega alla Mobilità.
Pedonalizzazione del centro e Zona a Traffico Limitato in via Roma sono due dei suoi provvedimenti più criticati, congiuntamente alle piste ciclabili.
Scelte che, almeno nelle intenzioni dell’ex esponente della Giunta, miravano a realizzare un cambiamento culturale a Palermo.
Ma che i cittadini hanno, invece, percepito come peggiorative rispetto alla qualità della vita.