Covid, discoteche chiuse, il gestore del Country:”Ma si balla nelle piazze”

Vicio Di Fresco, responsabile dello storico locale di Palermo: ” La disposizione era per una capienza ridotta del 50% e green pass, ma evidentemente la politica non si è voluta prendere questo rischio.”

I gestori delle discoteche non ci stanno proprio, e la decisione di ricorrere ai Tar territoriali, contro la scelta del Consiglio dei ministri di mantenere chiuse le loro attività, la dice lunga sulla volontà di andare fino in fondo al problema. «Attraverso più ricorsi ai tribunali amministrativi presentati dagli esercenti, i gestori chiedono l’annullamento del nuovo Dpcm nella parte in cui impone il mantenimento della chiusura dei locali». Così l’Associazione Giustitalia, consapevole del danno ulteriore che si arrecherebbe alle sale da ballo, mondo già fortemente provato dalla lunga chiusura imposta dalla pandemia. Raggiunto da PalermoLive, a spiegarci meglio lo stato d’animo di chi lavora in questo settore è Vicio Di Fresco, responsabile dello storico locale Country di Palermo.

ILLUSIONE E NIENTE PIU’

Per tutto luglio, sempre attraverso gli organi di stampa si è parlato di riaperture: prima il 3, poi il 10, poi il 17, senza che il Governo abbia mai preso una decisione effettiva. Dalla prima illusione di potere riaprire seppure con capienze ridotte e green pass si è passati ad una ennesima chiusura. A quanto sembra – precisa Vicio Di Fresco – , almeno per i locali all’aperto, come nel caso del Country, pur sempre muniti di green pass, un minimo di speranza c’era. Invece niente da fare. Hanno preferito mantenere una linea dura che però è abbastanza incoerente se pensiamo che si balla un pò dappertutto, dalle piazze per festeggiare la Nazionale e laddove chiunque è in grado di mettere a disposizione una pedana a mare.

DISCOTECHE PIU’ SICURE DELLE PIAZZE

Insomma, luoghi dove i controlli sono spesso assenti e, quando ci sono, non riescono a fare rispettare i decreti anti assembramento. A tal proposito penso che una discoteca possa essere un posto più sicuro di una piazza, in quanto, se ci viene imposto di chiedere il green pass, non possiamo che farlo.

DOPO 17 MESI DISPOSTI A TUTTO PUR DI RIAPRIRE

Niente muro contro muro da parte dei gestori, neanche quando la richiesta è stata quella dell’obbligo di indossare la mascherina mentre si balla. “Ci mancherebbe, dopo quasi 17 mesi di inattività penso che saremmo disposti ad accettare qualsiasi tipo di condizione. Certo, devono essere chiare le responsabilità dei gestori – aggiunge – , in quanto non si può pretendere che in un locale grande come il Country, con una capienza di mille persone, debba essere il gestore stesso a controllare fin dove arriva il buon senso dell’avventore. Ricordiamo anche che, inizialmente, secondo le indicazione dello stesso Consiglio superiore di Sanità, col green pass non era previsto l’obbligo della mascherina. La disposizione era per una capienza ridotta del 50% e green pass, ma evidentemente la politica non ha voluto prendersi questo rischio.”

NESSUNA BOCCATA D’OSSIGENO

Insomma – lamenta Di Fresco – , un vero e proprio massacro per noi del Country, reduci, come detto, da 17 mesi di inattività. Non essendo proprietari dell’immobile abbiamo dovuto prendere accordi con i locatori per quanto riguarda l’affitto, tutto ciò con ristori esigui dell’ordine del 5/6 % del nostro fatturato riferito all’anno precedente. L’unica nota positiva è stata la cassa integrazione per i nostri dipendenti, che ha in parte tamponato il danno, ma le spese vive, quelle rimangono, per un debito che ci porteremo dietro fino a quando potremo tornare a lavorare a pieno regime. Pur essendo il Country un locale che lavora tutto l’anno, è chiaro che puntavamo tanto alla riapertura nel corso dell’attuale stagione estiva. Avrebbe di certo rappresentato una bella boccata d’ossigeno – conclude Di Fresco – , soprattutto considerato lo spauracchio di nuove zone gialle o rosse.”