Il Covid rischia di mettere Ko gli “gnuri”, figure storiche di Palermo
Francesco Cangelosi, rappresentante di categoria: “Chiamati ad adeguarci a nuove quanto costose norme in un periodo di completa stasi lavorativa”.
“Gnuri, gnuri, unu c’è, tiiira a zotta e viri cu è!”. In un tempo che oggi sembra preistoria, tra le strade del capoluogo siciliano poteva capitare di sentire esclamare questa frase. A fare la soffiata agli ignari cocchieri era qualcuno al quale, evidentemente, non garbavano quegli abusivi, generalmente ragazzini, che solevano attaccarsi alla parte posteriore delle carrozze per un passaggio. Manovra simpatica che diveniva dolorosa se davvero lo gnuri faceva “saettare” il suo frustino all’indietro. Uno spaccato di Palermo, sovente raccontato, con un mix di nostalgia e divertimento dalla gente anziana, e che induce a chiedersi se davvero, certe figure tanto caratteristiche possano mai sparire. Eppure, causa pandemia, tra le tante anche la categoria dei cosiddetti “gnuri” è a forte rischio di sopravvivenza. Raggiunto da Palermo Live, ci spiega come stanno le cose Francesco Cangelosi.
UN CAVALLO NON E’ UNA MACCHINA
“Non ho mai visto un comune di Palermo tanto disinteressato alle sorti del popolo dei lavoratori di questa città. Nella fattispecie parlo dei cocchieri di Palermo, in dialetto chiamati comunemente “gnuri”. Lavoriamo solo con le navi da crociera e con i turisti permanenti in città. Da 1 anno siamo fermi per la pandemia, una situazione divenuta insostenibile per diverse ragioni. In primis perchè un cavallo non può stare fermo come fosse una macchina. Mantenerlo comporta spese legate all’alimentazione ma non solo, visto che ha bisogno di tanta attenzione specialmente sotto l’aspetto fisico. Per noi cocchieri i cavalli sono delicati e sono come figli, a maggior ragione perchè ci aiutano a portare un pezzo di pane a casa”.
UNA RICHIESTA PARADOSSALE
Ma i problemi non si fermano certo al mantenimento dei quadrupedi. “Certamente – prosegue Francesco Cangelosi – , perchè le stesse carrozze, essendo antiche e patrimonio culturale della Sicilia hanno bisogno di manutenzione. Ribadisco, la nostra è una situazione tragica e vi spiego il motivo. Per il comune noi cocchieri dovremmo montare sul cerchione delle ruote di gomma e in più dovremmo mettere i freni in caso il cavallo dovesse innervosirsi e scappare. Col freno non dovrebbe succedere anche se le carrozze ne sono provviste. Questo cambio costa dai 2500€ ai 3000€, per comprarli e montarli. Cifra della quale siamo sprovvisti a maggior ragione in quanto richiesta nel contesto di una pandemia che ha letteralemente atterrato il comparto economico della città”.
AIUTATECI INVECE DI FINIRE DI SEPPELLIRCI
“Ma la beffa sta nel fatto che se non montiamo sia le gomme che i freni non ci autorizzano a fare le rivisioni alle carrozze. In più i vigili sono autorizzati a farci i verbali. Trovo tutto ciò paradossale se si pensa che in questo momento le persone vanno aiutate invece di finire di seppellirle. Abbiamo cercato di avere un colloquio con il Comune, ma evidentemente il sindaco ha altri interessi che non coincidono con quelli dei palermitani. Se continuiamo così saremo in mezzo a una strada. Quello che chiediamo è che ci venga concesso un anno di tempo per montare le ruote, senza correre il rischio di verbali. Importante sarebbe anche vederci rinnovate le licenze e che le spese per cambiare le ruote se le accollasse il Comune, essendo che le carrozze, che hanno un valore storico immenso, sono patrimonio culturale . Spero tanto – conclude Francesco Cangelosi – che con questo appello la politica locale si impegni a rimettere tutto a posto per farci lavorare con tranquillità”.