Covisian, avviati licenziamenti per 221 lavoratori di Ita ex Almaviva: “Siamo al punto di partenza”

I tormenti per i lavoratori Covisian, ex Almaviva, non sono finiti qui. Dopo un periodo di apparente serenità, arriva la doccia fredda con l’annuncio di imminenti licenziamenti. Le interviste a due dipendenti Covisian

almaviva

Un “pesce d’aprile” più indigesto che mai quello che a inizio mese Covisian ha riservato ai lavoratori della commessa Ita. Oggi, a seguito dell’interruzione del rapporto Covisian-Ita, è giunta l’amara conferma. Si tratta di 221 operatori di call center che, dopo aver cessato il rapporto con Almaviva per firmare un contratto a tempo indeterminato con l’azienda milanese, si ritroveranno, dal primo paggio, nuovamente “a spasso”. Uno scherzo del destino poco piacevole per chi, solo pochi mesi fa, aveva lottato per ottenere l’applicazione di una clausola sociale, al fine di mantenere il posto di lavoro, e che ora si trova a fare i conti con un futuro più che mai incerto.

Oggi Covisian ha dichiarato l’esubero strutturale di 221 risorse, 206 a Palermo e il resto a Rende – racconta Tiziana Lo Bianco, dipendente Covisian, a Palermo Live -.  Questo perché dichiara di non potere portare a termine oltre la scadenza naturale la commessa Ita che aveva preso ad agosto. Oltre a questi 221 ci sono anche altri 300 dipendenti che sarebbero dovuti rientrare entro dicembre, ma ‘spalmati’ anche in altre commesse, non solo Ita. Dunque, tradotto, dichiarano il nostro licenziamento. Tutto ciò dopo che abbiamo firmato le dimissioni da Almaviva per essere assunti a Covisian con una clausola sociale per il quale anche il Ministero si era impegnato. Quindi oggi ci ritroviamo di nuovo al punto di partenza, se non peggio. Perché noi abbiamo firmato un contratto con diminuzioni salariali notevoli, dunque la mia eventuale Naspi sarebbe ridotta rispetto ai colleghi che attualmente rimangono in Almaviva. I quali, continuano a stare in cassa integrazione a zero ore.”

INTERRUZIONE RAPPORTO COVISIAN – ITA: LA POSSIBILE MOTIVAZIONE

Tiziana Lo Bianco, inoltre, non pare avere dubbi sulle motivazioni che abbiano portato all’interruzione del rapporto Covisian-Ita. “Lo sappiamo tutti qual è il perché. Covisian ha vinto una gara con un ribasso delle tariffe più uno sconto del 30%. E quindi oggi si è ritrovata ad avere, dopo sei mesi, delle piccole entrate rispetto al costo dei lavoratori. Nel frattempo abbiamo scoperto che Ita si è creata un suo call center “in house”, con dipendenti assunti dalla stessa Ita, per fare la stessa cosa per cui noi siamo stati formati. Almaviva ha già inviato una lettera di diffida a Covisian, e quando inizieranno le procedure di licenziamento quasi certamente anche i 300 lavoratori in standby riceveranno la lettera. Perché al momento Almaviva non avrebbe dove inserirli, visto che ha solamente la commessa Tim, scaduta il 31 marzo. Ci chiediamo invece come mai, una grossa azienda come Covisian, con 6000 dipendenti con 70 aziende in tutta Italia, non riesca ad impiegarci in altre commesse. Domani protesteremo a piazza Indipendenza, dove una delegazione di lavoratori verrà convocata dal Presidente della Regione. In attesa anche che venga aperto il tavolo ministeriale annunciato dal Prefetto entro Pasqua.”

“NOI NON MOLLIAMO, QUESTO È IL NOSTRO PANE”

Noi siamo stati assunti nella prima tranche, e il primo aprile chi hanno avvisati che Ita non si era accordata con Covisian – ci racconta Valeria Bianca, un’altra dipendente Covisian -. E quindi veniva a mancare la clausola sociale, cioè l’accordo sottoscritto e firmato per noi. Ci siamo sentiti sprofondare, e non sappiamo cosa sarà del nostro futuro. Anche Ita dice che forse potrebbe considerarci nel loro call center, ma niente di sicuro. Io lavoro da vent’anni, prima per Alitalia, ora per Ita, ho un’anzianità di servizio, sempre presente, mai un ritardo, penso di avere diritto a delle tutele. C’era un’accordo, c’è una clausola sociale, ci sono i lavoratori di Almaviva che attendevano il passaggio al 30 aprile. Tutti i passi non sono stati rispettati. 

Noi non molliamo, questo è il nostro pane – prosegue -. Noi con il nostro lavoro portiamo avanti le  nostre famiglie. Siamo pronti a protestare, a farci sentire, a dare voce alla nostra causa. Abbiamo firmato un contratto a tempo indeterminato, non è possibile mandare tutte queste famiglie in mezzo a una strada. Siamo molto stanchi, molto delusi, ma lotteremo comunque.”