Alla scadenza dei tre giorni di cessate il fuoco per i corridoi umanitari dichiarati dalla Russia, non ci sono più civili nei sotterranei dell’acciaieria Azovstal, diventata il simbolo della resistenza. «L’ordine del presidente è stato eseguito: tutte le donne, i bambini e gli anziani sono stati evacuati da Azovstal. Questa parte della missione umanitaria a Mariupol è stata completata», ha detto la vicepremier ucraina Iryna Vereshchuk. C’è sollievo a Kiev per aver portato a termine questa complicata missione, eseguita in coordinamento con Nazioni Unite e Croce Rossa. È finito un incubo, ma ne comincia un altro. Perché gli ultimi difensori di Mariupol asserragliati nell’acciaieria-bunker, il reggimento Azov, continuano ad escludere la resa. Ma sembrano destinati ad un destino già segnato. Dopo che tutti i civili sono fuori dall’acciaieria, ai russi non resta più nulla che possa frenare i loro piani da ultimo assalto.
Per gli uomini di Putin è di vitale importanza prendere il controllo della acciaieria entro il 9 maggio. Devono poter offrire al loro presidente, nel giorno delle celebrazioni nella Piazza Rossa, l’opportunità di parlare di un simbolico importante successo, dopo due mesi e mezzo di una guerra non esaltante .
Il maggiore Serhiy Volyna, della 36esima Brigata Marina Separata in Ucraina, attualmente bloccato nell’acciaieria Azovstal di Mariupol’ con le truppe del reggimento Azov, con un post su Facebook ha lanciato un disperato grido di aiuto, scrivendo: «È come se ci trovassimo in un reality show infernale, dove noi siamo i militari, combattiamo per le nostre vite, tentiamo ogni possibilità per salvarci, e il mondo intero sta solo a guardare una storia interessante. L’unica differenza è che questo non è un film e noi non siamo personaggi di fantasia». Ed ha chiuso il post scrivendo: «Spero in un miracolo, spero che le forze superiori (nel senso generale del termine) riescano a trovare un modo per salvarci. Aspettiamo il vostro intervento, ma il tempo stringe e il tempo è la nostra vita».