Elena, il barbaro omicidio e i punti oscuri: s’indaga su un eventuale complice della madre

Diversi gli aspetti da chiarire sulla morte della piccola nel Catanese: si attendono i riscontri sull’abitazione di Mascalucia e l’autopsia sul corpicino

elena

Proseguono le indagini sulla morte della piccola Elena Del Pozzo, 5 anni, uccisa lunedì 13 giugno dalla madre, Martina Patti. La 23enne ha confessato di essere l’autrice dell’efferata uccisione (QUI IL SUO RACCONTO), ma alcuni punti restano ancora poco chiari.

Attualmente la donna è in stato di fermo per omicidio premeditato pluriaggravato e occultamento di cadavere. Si trova in isolamento presso l’istituto femminile di Catania, in attesa di incontrare l’avvocato difensore Gabriele Celesti. Nella giornata di domani, 17 giugno, si terrà infatti l’interrogatorio per la convalida del fermo davanti al gip del Tribunale di Catania. Tra oggi pomeriggio e domani mattina dovrebbero inoltre essere ultimati gli atti per il conferimento dell’incarico al medico legale che eseguirà l’autopsia sul corpo della piccola Elena.  

L’OMICIDIO DI ELENA: I PUNTI ANCORA OSCURI

Tra gli aspetti ancora da chiarire in merito alla tragica vicenda, vi è il luogo in cui l’infanticidio si è consumato. Lo spiega ai giornalisti il capitano dei Carabinieri di Catania, Salvatore Mancuso.

“I punti da chiarire – ha dichiarato – sono il luogo del delitto e l’eventuale responsabilità di altre persone o nella commissione dell’omicidio o nell’occultamento del cadavere. Abbiamo fatto verifiche su tutti i familiari stretti, ma al momento non si sono evidenziate anomalie”.

Nel suo racconto, Martina Patti ha infatti riferito di avere ucciso la figlia nel terreno dove ha poi condotto i Carabinieri. I militari sembrano invece propendere per la tesi che vede la piccola uccisa nella casa dove abitava con la mamma, a Mascalucia; solo successivamente ci sarebbe stato il trasporto nel terreno distante circa 600 metri dall’abitazione.

Attualmente la casa è sotto sequestro. Si attendono i rilievi da parte degli esperti dei carabinieri dei Ris (Reparto investigazioni speciali). Un atto irripetibile per il quale è quindi necessario coinvolgere tutte le parti del processo.

Da chiarire anche se Martina Patti abbia agito da sola o con l’aiuto di un complice. Una pista battuta “proprio per essere esclusa”, come ha spiegato all’AGI un investigatore dei Carabinieri. “È un atto dovuto”, ha sottolineato. Altro elemento controverso è l’arma del delitto, non ancora rinvenuta. Si pensa a un coltello da cucina.

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