I consulenti di Daniele Mondello, Carmelo Lavorino e Antonio Della Valle smentiscono di aver chiesto un’ulteriore autopsia sui corpi di Viviana Parisi e Gioele Mondello. Madre e figlio sono stati trovati morti ad agosto a distanza di giorni l’uno dall’altro nelle campagne di Caronia.
L’INTERVISTA AL CRIMINOLOGO LAVORINO
“Noi consulenti tecnici di Daniele Mondello non abbiamo chiesto una nuova autopsia, contrariamente da quanto abbiamo letto. Teniamo a precisare che non può essere rigettato quello che non è stato chiesto, in quanto noi abbiamo chiesto soltanto “ l’accesso ai resti dei corpi di Viviana Parisi e Gioele Mondello al fine di ispezionarli visivamente, filmarli e fotografarli” e non di effettuare ulteriori attività autoptiche.
Quindi i due PM hanno rigettato solo l’accesso ai resti delle due povere vittime con motivazioni che noi riteniamo non plausibili e ratificabili sotto il profilo scientifico forense e logico investistigativo-criminalistico-criminologico. Difatti i PM così motivano “perché l’accesso ai resti dei corpi è stato in verità garantito alla parte relativa al sig. MONDELLO Daniele per il tramite dei consulenti tecnici di parte in precedenza nominati”, ritenendo dunque che la nostra assenza all’autopsia possa essere sostituita da quanto ha osservato coi propri occhi il precedente consulente del sig. Mondello Daniele.
Riteniamo che le considerazioni e le logiche prospettiche dei Pubblici Ministeri sono derivanti da valutazioni che non rispecchiano la scientificità della prassi prevista dalle più accreditate fonti di letteratura scientifica internazionale in quanto, poi in vero e realisticamente,in quanto la disponibilità alla condivisione non è per nulla parità scientifica nell’esame.
Si specifica comunque e doverosamente che la visione diretta, i rilievi fotografici con ingrandimenti discrezionali e legati alle capacità personali dotazionali e di esegesi sottendono una logica ed un raziocinio che è legata alla peculiare professionalità e, quindi, la massificazione dell’oggettività scientifica appartiene a logiche riduzionistiche ben lontane e diverse dagli obiettivi e dalle finalità delle scienze forensi, come anche dalle prescrizioni e dalle raccomandazioni delle tecniche investigative scientifiche. Ed ancora, la visione diretta come quella correlata all’autorizzazione a speciali indagini strumentali tomografiche permetterebbe di avere elementi ben correlabili all’identificazione dei tipi di trauma eventualmente ravvisabili sui corpi delle vittime.
Comunque, resta assorbente che sia i CT del PM sia i CT della Persona Offesa sono portatori di scienza e di ricerca di verità, al che, non si comprende perché i CT della Persona Offesa debbano vivere e soffrire limitazioni di acquisizione dei dati utili limitazioni che invece i CT del PM non subiscono.
Riteniamo inoltre che ai fini di giustizia e verità i Pubblici Ministeri debbano garantire la partecipazione paritaria dei consulenti tecnici delle Parti, che è ben altra cosa rispetto alla condivisione, in quanto la condivisione sotto l’aspetto formale e dei contenuti ha in sé presupposti unilaterali e non biunivoci che non possono farla risultare concepibile ed esaustiva. Altresì, riteniamo che i consulenti dei PM non abbiano sofferto alcuna limitazione, mentre noi le stiamo soffrendo.
Sicuramente noi consulenti del marito e del padre delle due vittime non possiamo essere limitati nella conoscenza dei dati tecnici, scientifici, forensi e investigativi, proprio perché dobbiamo collaborare per la ricerca della verità. Dobbiamo evitare che vi siano innamoramenti delle intuizioni, delle ipotesi e dei sospetti tali da assurgere ad apodittiche tesi e, purtroppo, questo succede spesso, tanto che in Italia (e nel resto del Globo) vi sono cold cases, morti equivoche ed errori investigativi-giudiziari in alto numero.
Il contributo di noi consulenti della famiglia Mondello porterà aspetti collaborativi, scientifici, forensi e di analisi logica criminale utilissimi alla ricerca della verità, e sarebbe il caso che i Magistrati Inquirenti se ne avvalgano prima di addivenire alle loro conclusioni, in quanto andrebbero a concludere senza conoscere la giusta posizione della difesa della persona offesa, un elemento importantissimo per le decisioni finali.“