All’inizio dell’anno in tutto il mondo c’erano circa 276 milioni di persone costrette alla fame. Le conseguenza della guerra in Ucraina potrebbero aggiungerne altri 44 milioni, con inevitabili ripercussioni sociali ed economiche, soprattutto nei paesi dell’Africa sub-sahariana. Una conseguenza dei 25 milioni di tonnellate di grano bloccate nei silos e nelle navi ferme nei porti del paese che sta affrontando la guerra contro la Russia. Arrivano appelli dell’Onu e della Fao, ma anche dal “World Food Programme” (Programma alimentare mondiale), il Pam, per scongiurare l’incombente minaccia di carestia. Nel sito istituzionale del Pam si legge: «I porti nella zona di Odessa, nel sud dell’Ucraina, devono essere riaperti con urgenza per evitare che la crisi globale della fame sfugga al controllo. I silos di grano dell’Ucraina sono colmi. I porti sul Mar Nero sono chiusi, lasciando milioni di tonnellate di grano intrappolate in silos a terra o su navi che non possono muoversi».
Per questo si rende indispensabile mettere in circolo al più presto i 25 milioni di tonnellate di grano fermi in Ucraina. Infatti, spiega l’Agenzia Onu, se i porti non dovessero riaprire i contadini ucraini non avranno un luogo dove conservare il prossimo raccolto di luglio-agosto. Con il risultato che «montagne di grano andranno perse» mentre il mondo implora soccorso. È una corsa contro il tempo, punteggiata da allarmi e appelli fin dall’inizio del conflitto. I numeri sono impressionanti e colpiscono al cuore continenti come l’Africa. In particolare Egitto, Congo, Burkina Faso, Libano, Libia, Somalia,Sudan e Yemen. Ben 50 Paesi in via di sviluppo dipendono dalle esportazioni di Russia e Ucraina, di cui 26 per oltre il 50%. La carestia potrebbe provocare disordini sociali e politici. (Foto Creative Commons Attribution -Share Alike 4.0)