Lampedusa, prosegue l’emergenza migranti: hotspot nuovamente al collasso

Continuano gli sbarchi nell’isola, in queste ore si sta provvedendo a svuotare la struttura di accoglienza

Una nuova ondata di migranti ha invaso Lampedusa negli ultimi giorni. Così l’hotspot di accoglienza dell’isola, che potrebbe contenere fino a 250 persone, si è ritrovata ad ospitarne circa un migliaio. A partire da ieri sono iniziate le necessarie operazioni di svuotamento, con cento migranti imbarcati sul traghetto per Porto Empedocle e altrettanti sulla nave quarantena. Si sta provvedendo, inoltre, al trasferimento di altre duecento persone, tra cui cinquanta minori non accompagnati. Intanto non si arrestano gli arrivi, con 212 migranti giunti a Lampedusa, a partire dalla mezzanotte, con dieci differenti imbarcazioni.

Nella notte Open Arms, attraverso il proprio profilo twitter, aveva segnalato un barchino con più di cinquanta persone a trenta miglia da Lampedusa, tratti in salvo e presi in consegna dalla Guardia Costiera; tra di loro anche bambini e donne in gravidanza. Inoltre, la guardia di finanza ha bloccato quindici subsahariani, giunti senza allarme né richiesta di soccorso su un’imbarcazione non ancora trovata.

Un altro allarme, giunto tramite SOS di Alarm Phone, riguarda 130 persone a rischio a largo della Libia. ” Le persone in pericolo hanno chiamato – si legge su Twitter -, dicono di essere su un gommone bianco che imbarca acqua e va alla deriva. Hanno bisogno di soccorso, ma temono di essere riportati nei campi di tortura in Libia. Autorità informate”.

NOVE VITTIME ANCORA IN FONDO AL MARE

I cadaveri dei nove dispersi nel naufragio dello scorso 30 giugno, avvenuto fra Lampedusa e l’isolotto di Lampione, sono ancora in fondo al mare. Secondo quanto veniva accertato lo scorso 8 luglio dal robot della Guardia costiera, uno dei corpi giaceva all’interno dello scafo, mentre gli altri otto si trovavano sul fondale.

Dal giorno degli avvistamenti, però, tutto è rimasto fermo. Per recuperare i corpi localizzati dei migranti servono i finanziamenti necessari. Denaro che dovrebbe stanziare il Governo, con annessa autorizzazione al recupero. Ma al momento non ci sono aggiornamenti al riguardo. Da fonti vicine alla Procura della Repubblica di Agrigento si apprende che per reperire i fondi necessari si starebbe interessando la Caritas. Nella tragedia persero la vita sette donne, una delle quali incinta di due mesi, e 46 furono invece i superstiti.