L’arresto di Matteo Messina Denaro è avvenuto ieri mattina a Palermo nei pressi della clinica “La Maddalena”. La data del 16 gennaio 2023 è così destinata a rimanere nella storia: in un apparentemente anonimo lunedì mattina è stato assicurato alla giustizia l’ultimo degli stragisti, latitante da ben trent’anni.
Sull’arresto hanno da subito preso a circolare molti racconti, così come diverse testimonianze riferiscono di Andrea Bonafede, questo geometra di Campobello di Mazara in cura presso la struttura sanitaria palermitana per un tumore al colon. C’è chi racconta di aver fatto la chemio insieme a lui, chi lo ritrae come un uomo gentile che, come spesso fanno gli assistiti più facoltosi, elargiva doni, come l’olio di Castelvetrano.
A suscitare non poche perplessità è anche una foto pubblicata oggi da “La Verità” che ritrae Matteo Messina Denaro insieme ad un operatore sanitario de “La Maddalena”. Un selfie come tanti se ne fanno insieme a chi si prende cura delle condizioni di salute di tanti pazienti. Il fatto è però che quell’Andrea Bonafede non era un paziente come tutti gli altri: sotto l’identità del 59enne del Trapanese si celava infatti il capomafia ricercato dal 1993.
Ci si chiede dunque come mai un latitante del suo calibro possa aver acconsentito a quel selfie con uno sconosciuto, che avrebbe anche potuto essere un poliziotto in borghese sulle sue tracce. Del resto, degli altri boss non sono mai saltate fuori fotografie di questo tipo. Il quotidiano si sofferma anche sui beni di lusso che, al momento della cattura, Messina Denaro aveva addosso: c’è il montone griffato, un giubbotto chelsea imbottito di Brunello Cucinelli, dal valore di 10 mila euro, e l’orologio da 30-35mila euro. Elementi su cui anche ieri pomeriggio, in conferenza stampa, i carabinieri si sono soffermati. Pare che la passione per il lusso sia stata decisiva per l’identificazione del boss.