Al “Caltagirone Film Festival” riflettori puntati sulla nobiltà siciliana
Il prossimo appuntamento si terrà il 30 luglio
Nobiltà siciliana protagonista, sul grande schermo e in cantina.
L’ultima serata del “Caltagirone Film Festival” ha acceso i riflettori sull’aristocrazia isolana, del passato e del presente.
Da un lato, gli stemmi di pietra ormai corrosi dal tempo e, dall’altro, i grappoli d’uva rigogliosi e la vigna generosa.
Senza dimenticare la professionalità del migliore tra i sommelier AIS della Sicilia, il “re” Pietro Giurdanella. Questi i temi del terzo appuntamento della rassegna, prodotta e ospitata nella Tenuta Valle delle Ferle.
Il prossimo incontro si terrà il 30 luglio.
VINO IN PRIMO PIANO
Il terzo appuntamento a Valle delle Ferle è iniziato con la visita guidata di Claudia Sciacca e Andrea Annino.
Dai filari della più antica vigna di Cerasuolo di Vittoria nel territorio di Caltagirone fino alla cantina, dove la vinificazione avviene con l’uso della tecnologia più avanzata.
Il tutto, nel rispetto della tradizione, della passione, della materia prima e del prodotto finale.
Quest‘ultimo viene sottoposto a rigorosi controlli di qualità e al rispetto del disciplinare.
LA DEGUSTAZIONE
Protagonista della degustazione il principe dei vitigni siciliani, il Nero d’ Avola.
A guidare gli ospiti, conducendoli alla scoperta delle peculiarità che le variazioni climatiche delle annate 2018, 2017 e 2016 hanno conferito al Nero d’Avola Valle delle Ferle, è stato Pietro Giurdanella.
Partendo dall’annata 2018, non ancora in commercio, si è approdati al calore ed alla persistenza dell’annata 2017, per poi rivivere i profumi e la morbidezza dell’annata 2016 e quei sentori di carruba e liquirizia che sono la “firma” del territorio di Caltagirone sulle bottiglie della tenuta.
LA PARTE CINEMATOGRAFICA
Anche in occasione della terza serata, prestigiose partecipazioni e presenze qualificate.
Il direttore artistico Sergio d’Arrigo ha introdotto il film “I Baroni”, capolavoro di sense of humor.
Il quadro dissacratorio di una vecchia aristocrazia, realizzato da una parte di quella stessa nobiltà di respiro internazionale che aveva lasciato l’Italia nel dopoguerra.
I temi sono gli stessi del “Gattopardo” di Luchino Visconti.
Però il racconto è tutt’altro che serioso, piuttosto goliardico e garbatamente provocatorio.
Di grandissimo livello il cast: da Turi Ferro ad Aldo Fabrizi, passando per Leopoldo Trieste, Vittorio Caprioli e Ira von Furstenberg.
IL RACCONTO DEL PRODUTTORE E DEL REGISTA
Il produttore, il marchese Andrea Paternò Castello di Sangiuliano, ha rivelato alcuni retroscena inediti della preparazione del film, tra cui i rapporti intercorsi con il divo Alain Delon.
Il pubblico ha dimostrato di gradire particolarmente la sua elegante presenza e il suo intervento.
Altrettanto apprezzato, il contributo del celebre regista Gianpaolo Lomi, collegato da casa.
A lui, il compito di ripercorrere le fasi salienti della lavorazione del film.
Il produttore ed il regista, cari amici, avevano partecipato alla dolce vita brasiliana degli anni cinquanta e sessanta, frequentando il miglior mondo dell’epoca.
Rientrati in Italia negli anni settanta, guarderanno con disincanto certe regole sociali ormai superate anche dai venti del sessantotto, con un linguaggio cinematografico moderno e coraggioso.
Un’opera che, come precisato durante il dibattito, merita una rilettura dal punto di vista storico.
Sono infatti trascorsi cinquant’anni dall’uscita della pellicola nelle sale.
Nota di particolare soddisfazione per gli organizzatori, l’apprezzamento del film da parte del pubblico più giovane.
Oltre che, naturalmente, di quello più maturo e selezionato.