“Non voleva punire i rapinatori ma capire se c’era una talpa”: revocati i domiciliari a Francesco Paolo Bagnasco
Bagnasco si era rivolto al clan mafioso “Pagliarelli” per rintracciare chi avesse rapinato il suo esercizio commerciale. Il Gip ha revocato gli arresti domiciliari perché il suo intento era solo quello di capire quale dei suoi dipendenti lo stesse tradendo. Le parole dell’avvocato Giovanni Castronovo
Il Gip Elisabetta Stampacchia ha revocato gli arresti domiciliari per Francesco Paolo Bagnasco, 45 anni. Titolare di due negozi “Serena”, Bagnasco era finito in carcere un anno fa, a seguito dell’operazione “Brevis”, che aveva condotto agli arresti, tra gli altri, di Giuseppe Calvaruso, mandante del clan Pagliarelli. Secondo l’accusa l’imprenditore del settore dei detersivi, in seguito a due rapine subite in cinque giorni, il 29 agosto e il 3 settembre 2019, si era rivolto a Giovanni Caruso, braccio destro di Calvaruso. In breve tempo i tre rapinatori, identificati dalle telecamere della video sorveglianza dei negozi, vennero rintracciati e rinchiusi in un garage, e lì pestati a sangue.
“BAGNASCO CONOSCEVA GIÀ CARUSO, ERA IL SUO IMBIANCHINO DI FIDUCIA”
“Bagnasco aveva subito due rapine, nel punto vendita sito al Villaggio Santa Rosalia – ricostruisce a Palermo Live l’avvocato della difesa, Giovanni Castronovo –. I rapinatori erano entrati non puntando la cassa, ma dritti alla cassaforte. Bagnasco dunque, ha pensato che ci fosse una talpa all’interno del suo esercizio commerciale. Le indagini, allora, si concentrarono sul fatto che lui aveva contattato Giovanni Caruso. In seguito Caruso avrebbe condotto i rapinatori in via Piave, dove li avrebbe malmenati.
La difesa ha dimostrato che il Bagnasco non si è limitato a chiedere aiuto a Caruso – procede il legale – mostrando il video della rapina, ma ha fatto la stessa cosa anche con altre quattro persone, tutte incensurate e fuori dal contesto. Oltretutto Bagnasco era già in rapporti con Caruso, in quanto era il suo imbianchino di fiducia, abitava nella zona e la figlia aveva lavorato per lui. Successivamente Bagnasco ha spiegato al Gip che il suo obiettivo non era punire i rapinatori, ma capire appunto se queste persone avevano una talpa all’interno. Visto che i rapinatori sono andati entrambe le volte dritti alla cassaforte, portando via un bel bottino. E solo chi conosceva nel dettaglio l’esercizio commerciale avrebbe potuto agire in questo modo”.
In seguito alla revoca degli arresti domiciliari il Gip ha disposto per Francesco Paolo Bagnasco l’obbligo di dimora.