Palermo ricorda Piersanti Mattarella, ucciso dalla mafia 42 anni fa
Fu ucciso il 6 gennaio 1980 in via Libertà, mentre si stava recando a messa con la famiglia, a bordo della sua Fiat 132: cade oggi il 42esimo anniversario della morte di Piersanti Mattarella
Cade oggi, 6 gennaio 2022, il 42esimo anniversario della morte di Piersanti Mattarella, presidente della Regione Siciliana ucciso dalla mafia nel 1980. Nato nel 1935 da Bernardo Mattarella, uomo politico della Democrazia Cristiana, e Maria Buccellato, era il fratello dell’attuale presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, più piccolo di sei anni.
Piersanti Mattarella, una vita al servizio dello Stato
Consigliere comunale nel capoluogo negli anni dello scandalo del Sacco di Palermo, alle elezioni regionali del 1967 Mattarella fu eletto deputato all’Ars, nel collegio di Palermo, con più di trentaquattromila preferenze. Fece parte, nei quattro anni successivi, della Commissione Legislativa regionale, della Giunta per il Regolamento e della Giunta per il Bilancio. Fu inoltre nominato, cosa inusuale per un deputato di prima nomina, relatore della legge sul Bilancio di previsione della Regione per l’anno 1970. Piersanti Mattarella fu anche membro della Commissione speciale incaricata di riformare la burocrazia regionale, divenendo relatore della legge di riforma.
Rieletto per due legislature nel 1971 e nel 1976, l’azione incisiva di Mattarella si esplicò dal 1971 al 1978 nel mandato di assessore regionale alla Presidenza con delega al Bilancio.
Infine, l’elezione a presidente della Regione Siciliana il 9 febbraio 1978 con 77 voti su 100. Si tratta del risultato più alto nella storia dell’Assemblea. Alla guida di una coalizione di centro-sinistra con l’appoggio esterno del Partito Comunista Italiano, nel suo staff Mattarella annoverava, tra gli altri, Maria Grazia Trizzino, prima donna a ricoprire la carica di capo di gabinetto. E, ancora, Rino La Placa, capo della segreteria e futuro deputato regionale, e Leoluca Orlando, oggi sindaco di Palermo, come consigliere giuridico.
L’opposizione alla mafia
La presidenza di Mattarella si distinse per l’azione riformatrice portata avanti in Regione. Chiara inoltre la sua opposizione alla compagine mafiosa. Poco dopo l’omicidio di Peppino Impastato, ad esempio, Mattarella tenne a Cinisi un netto discorso contro Cosa nostra. Emblematico inoltre il suo atteggiamento alla Conferenza regionale dell’agricoltura nel febbraio del 1979; lì il deputato Pio La Torre, allora responsabile nazionale dell’ufficio agrario del Partito Comunista Italiano, accusò l’Assessorato dell’agricoltura di corruzione. In quel frangente, Mattarella sottolineò la necessità di correttezza e legalità nella gestione dei contributi agricoli regionali.
L’uccisione a Palermo nel 1980
Piersanti Mattarella, insomma, si espose più volte nella lotta a Cosa Nostra senza mezzi termini. Il giorno dell’Epifania del 1980, uscito dalla sua abitazione di via Libertà, stava andando a messa con la sua Fiat 132 con suocera, moglie e figli. Rifiutò la scorta, perché era giorno di festa e voleva che gli agenti stessero con le loro famiglie. I suoi uccisori approfittarono del momento per sparare una serie di colpi e togliergli la vita.
Il ricordo del sindaco di Palermo
Oggi Palermo vedrà la cerimonia commemorativa del 42° anniversario dell’omicidio in via Libertà. Presente anche il sindaco Leoluca Orlando, che ha già speso alcune parole per l’occasione.
“Sono passati 42 anni dall’omicidio di Piersanti Mattarella e sono ancora troppe le zone d’ombra di un’uccisione che ha segnato la storia del nostro paese”, ha dichiarato. “Mattarella è stato vittima di un potere criminale-mafioso legato a doppio filo con l’eversione fascista e con alleanze locali e internazionali. Per Mattarella il compromesso storico, interrotto col sequestro e il delitto di Aldo Moro, rappresentava la convinzione di un dialogo, della condivisione di un percorso che in quegli anni sarebbe stato rivoluzionario”.
“Piersanti Mattarella – ha continuato Orlando – è stato un rivoluzionario perché richiamava il primato della politica unito all’etica in un periodo storico in cui il volto del potere criminale si identificava con quello delle istituzioni. Ed è questo uno dei tanti valori che ci lascia, ovvero il rispetto per il primato della politica intesa nel suo più alto valore, come servizio ai cittadini, senza biechi compromessi, senza paure o infingimenti, avendo come unica guida la nostra Costituzione. Se oggi la mafia non governa Palermo lo si deve anche a Piersanti Mattarella che ha contribuito al cammino di liberazione della città e al suo cambiamento culturale. Anche per questa ragione, a distanza di quarantadue anni, non dobbiamo arrenderci ma cercare verità e giustizia”.