“Sali, zùccaru e feli“: è il titolo del nuovo libro di Cinzia Pitingaro, a cura di Edizioni del Poggio.
Una raccolta di versi, pubblicata nella collana di poesia “Emozioni” diretta dal giornalista e scrittore Giucar Marcone – che racconta il profondo legame dell’autrice con la Sicilia, terra di grande bellezza e aspre contraddizioni.
Un amore, quello della poetessa e scrittrice originaria di Castelbuono in provincia di Palermo, luogo dove vive e lavora, che si esprime già a partire dalla scelta di utilizzare la “lingua siciliana“.
Molto più che un dialetto: un vero e proprio modo di “sentire” e vivere il territorio, cogliendone l’identità e trasmettendo al lettore il senso più autentico dell’appartenenza e delle radici.
Il tutto si traduce, sotto il profilo della scrittura, in un sentimento poliedrico, gioioso e struggente al contempo.
Ma Cinzia Pitingaro non usa soltanto il dialetto siciliano: nella sua sua produzione letteraria versatile e multiforme, trovano spazio anche le poesie in italiano.
Senza dimenticare lo haiku, genere poetico giapponese del quale è un’autorevole conoscitrice e divulgatrice.
L’autrice ha scelto la “sua” Castelbuono per presentare, per la prima volta in assoluto, “Sali, zùccaro e feli” .
L’incontro con i lettori si terrà nella Sala “Michele Morici” del Museo “Francesco Minà Palumbo”, nella piazza San Francesco dell’incantevole borgo in provincia di Palermo, alle 17:30.
Ad aprire l’evento, i saluti istituzionali dell’assessore alle Politiche sociali del Comune di Castelbuono Annalisa Genchi e del presidente del Consiglio di Biblioteca Antonio Ciolino.
Dialogherà con l’autrice la professoressa Francesca La Sorte.
L’iniziativa, inoltre, vedrà la presenza di Francesco Alessi ed Enzo Di Garbo.
I due artisti castelbuonesi hanno impreziosito il libro con i loro dipinti all’interno, che ritraggono paesaggi e momenti di vita siciliani.
In copertina, inoltre, figura “Acquerello”, opera realizzata da Enzo Di Garbo nel 2014.
La prefazione e la postfazione portano rispettivamente la firma di Giucar Marcone e Maria Elena Mignosi Picone.
Accanto a ciascuna poesia in italiano, è pubblicata la versione in dialetto.
Una scelta significativa da parte dell’autrice, che risulta “convincente” in entrambe le versioni, segno di una maturità espressiva che travalica le opzioni linguistiche.
La descrizione del paesaggio accende i riflettori sull’unicità della Sicilia, descritta sì come “terra di ncantu“, ma anche “di chiantu“.
Da un lato, ci sono “gelsuminu, zàgara e frumento” , emblema di abbondanza e floridezza, dall’altra “lacrimi di sali e vucchi asciutti“, mali atavici che affliggono l’isola.
Non mancano, nei versi di Cinzia Pitingaro, momenti di autentica tensione civile e di denuncia : i versi raccontano anche le stragi che hanno causato devastazione e pianto, la diffusa assenza di empatia della società verso i più deboli.
La sensibilità dell’autrice non di rado si sofferma altresì sulla condizione degli anziani, custodi di memorie, e sugli antichi mestieri.
“Lu vicchiareddu” è un affresco tenero e delicato di un signore avanti negli anni che non cede al trascorrere del tempo, mentre “Li cristiani granni” è una fulgida fotografia di vita paesana.
E poi, c’è il dramma del femminicidio, dinanzi al quale l’autrice si interroga sul silenzio di Dio rispetto alla violenza e all’ingiustizia.
Di recente insignita del prestigioso “Premio Letterario il Borgo Italiano 2022” nella Sezione “Poesia inedita”, Cinzia Pitingaro non è soltanto un’affermata autrice, ma anche un’impegnata promotrice di iniziative culturali.
Scrive sia in metrica che in verso libero, in italiano, vernacolo e haiku.
Le sue opere hanno ricevuto prestigiosi riconoscimenti in tutta Italia.
Le sue filastrocche e i suoi versi sono oggetto di studio in varie scuole del territorio nazionale.
Di particolare rilievo, il podio assegnatole nell’ambito del concorso internazionale di poesie e racconti dell’associazione M.A.R.E.L. di Roma, sotto la direzione di Dacia Maraini.