Le indagini sullo sfregio alla Scala dei Turchi hanno portato all’individuazione degli autori del raid vandalico risalente alla notte fra venerdì 7 e sabato 8 gennaio. Si tratterebbe di due favaresi, Domenico Quaranta, 49enne già noto alle forze dell’ordine, e Francesco Geraci, 47 anni, incensurato.
Ad incuriosire, in particolare, è la personalità di Domenico Quaranta, individuo molto conosciuto a Favara e non solo. Anche “Striscia la Notizia” qualche tempo si era occupata dell’uomo e della sua “follia iconoclasta”. A Quaranta si attribuirebbero, infatti, secondo quanto messo in luce dal tg satirico, la distruzione di diverse statue sacre a Favara, nonché di elementi d’arredo urbano sul lungomare di San Leone.
In realtà, il “curriculum” di Domenico Quaranta va anche oltre ai numerosi episodi di danneggiamenti. Il 49enne infatti nel 2002, convertitosi all’Islam, fu condannato a 16 anni per attentati terroristici alla metropolitana di Milano. Diede infatti fuoco a una bombola di gas alla fermata del Duomo, per fortuna senza causare feriti.
Fu inoltre condannato anche per altri episodi simili. Tra questi, il tentativo di far saltare in aria la casa circondariale di Agrigento e l’esplosione di una bombola di gas sui gradini del Tempio della Concordia, nella Valle dei Templi. Tornato in libertà, nel 2020, aveva compiuto un gesto molto simile a quello avvenuto alla scala dei Turchi. Quaranta, infatti, aveva imbrattato con della vernice spray rossa la parete rocciosa della scogliera di Punta Bianca, sempre nell’Agrigentino.
La Procura di Agrigento, lo scorso febbraio, ha chiesto che fosse disposta nei confronti di Domenico Quaranta una misura di sorveglianza speciale. Tuttavia il Tribunale di Palermo aveva respinto la richiesta nel mese di luglio, non reputando necessario il provvedimento.
Il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio ha adesso aperto un fascicolo nei confronti Quaranta e Geraci, attualmente indagati per danneggiamento di bene avente valore paesaggistico. In merito al primo, il Procuratore ha reso noto il divieto di avvicinamento ad Agrigento disposto dalla Questura.
Ad aiutare i carabinieri a risalire ai due indagati le immagini delle videocamere situate nella zona della Scala dei Turchi. Tramite le targhe delle auto da cui sono scesi i due uomini, con i sacchi di ossido di ferro, gli inquirenti sono risaliti alle loro identità. Successivamente, in sede di perquisizione, a casa di uno dei due i militari hanno ritrovato vestiti sporchi di ossido di ferro. Sostanza rinvenuta anche nei sedili dell’auto.
Secondo l’accusa, i due avrebbero compiuto il gesto quale atto di protesta contro le Forze dell’Ordine e il sistema. Quaranta e Geraci sono stati adesso denunciati per deturpamento di bellezze naturali.