Corsa sfrenata ai “Superbonus”, Filca – Cisl: “Troppi rischi, mancano manodopera e controlli adeguati”

“Manca la formazione ai giovani e il rispetto delle norme di sicurezza. Non c’è chi dovrebbe controllare”. Così il segretario regionale Filca Cisl Paolo D’Anca

superbonus

Impazza sempre di più la corsa al Superbonus. Anche in Sicilia è sempre più frequente vedere la creazione di cantieri, con operai al lavoro per soddisfare le esigenze di interi condomini che hanno aderito al vantaggioso affare. La richiesta è alle stelle, sia per il bonus al 110% per la riqualificazione energetica, che per quello al 90% per il rifacimento delle facciate. Ma non tutto oro è ciò che luccica, in particolar modo se ci si mette dalla parte di chi, i lavori, li deve svolgere. Al riguardo abbiamo sentito il segretario regionale Filca Cisl Paolo D’Anca, che ci ha illustrato alcune delle problematiche che possono scaturire in cantieri e luoghi di lavoro.

Intanto il rischio è che il Superbonus diventi una corsa per accaparrarsi gli appaltiafferma D’anca a Palermo Live – per poi poterne portare alla fine pochi in giusto modo. Il settore era morto e si è svegliato alla grande, ma ora è stresso da richieste di appalti e mini appalti. Inoltre manca manodopera: chi faceva l’edile è andato a farlo al nord o adesso fa altro. Per questo si devono andare a prendere persone che solitamente svolgono altre attività o giovani che si approcciano ora al mestiere, con zero formazione. Bisognerebbe invece fare formare i giovani al dettaglio, per ricostruire le maestranze che non ci sono più. Non possiamo pensare che un ragazzo, che non è mai salito su un ponteggio, lo faccia ora senza alcuna preparazione.

Per quanto riguarda la manodopera che c’è – prosegue il segretario regionale Filca Cisl – chi da padre di famiglia, prendendo 800 euro di reddito di cittadinanza, sarebbe incentivato ad andare a lavorare per una messa in regola da cui ti tolgono la metà o tre quarti? Oppure chi mi porta ad andare a lavorare in nero, perché in regola non mi ci mettono? Il rischio c’è perché non ci sono controlli. Se la gente venisse richiamata, con la garanzia di prendere un adeguato stipendio, sicuramente molti preferirebbero un lavoro stabile a un sussidio a tempo determinato.

Oltretutto – prosegue D’Anca– mancano letteralmente le strutture, per via del caro materiale. Se si fa un giro per la città troviamo ponteggi da ‘fiera dell’est’. Le ditte dovrebbero rispettare dei canoni di sicurezza, ma non lo fanno. Inoltre dovrebbero essere supportate da prevenzione e repressione. Dove infatti c’è un minimo di rischio le persone si adeguano, dove invece capiscono che rischio di avere controlli in cantiere non c’è fanno ciò che vogliono. Mancano i controlli e non c’è nemmeno chi dovrebbe effettuarli. L’ispettorato è ridotto all’osso, sia in provincia di Palermo che di Trapani. Anche quando organizziamo dei tavoli tecnici-operativi la Regione è sorda. Noi possiamo mettere a disposizione i nostri tecnici, al fine di prevenzione, ma andrebbero accompagnati dalle istituzioni. Non possiamo fare noi i militari in giro per la città.

La soluzione, di certo, non è rappresentata dall’articolo 28 – aggiunge – ovvero delimitare a una sola operazione la cessione del credito. Si è passati infatti da un ‘libera tutti’ a un delimitare a pochi, e in questo modo il Superbonus non decollerà. I privilegi dovrebbero invece essere ulteriormente estesi. L’opportunità – conclude – non dovrebbe essere data solo ai condomini e case private, ma anche a strutture come scuole ed ospedali.”