Politica

Corsa al sottogoverno, la Sicilia si appresta a tornare a Palazzo Chigi

L’ assenza della Sicilia nel nuovo esecutivo guidato da Mario Draghi ha provocato malumori diffusi tra tutte le forze politiche. Una situazione decisamente anomala, anche in considerazione del ruolo che l’isola ha sempre rivestito in termini di alleanze trasversali, non di rado inedite e declinate anche sul piano nazionale.

Una sorta di “laboratorio” politico che non ha mai mancato di far sentire il proprio peso su tutti gli scenari, al netto di qualche eccezione. Nell’ultimo decennio, soltanto nel governo guidato da Mario Monti la Sicilia era assente.

Una “falla” largamente ricompensata negli anni successivi: basti pensare all’ultima compagine di ministri di Giuseppe Conte, che vantava ben quattro esponenti siciliani, in ruoli non certo secondari.

Terminate le esperienze a Palazzo Chigi di Alfonso Bonafede, Nunzia Catalfo, Lucia Azzolina e Giuseppe Provenzano, dell’isola non è rimasta più alcuna traccia.

LE NOMINE DI SOTTOGOVERNO

Se ai politici siciliani appare preclusa – almeno al momento – la possibilità di ricoprire ruoli ministeriali, la partita è invece aperta per i nuovi vice ministri e sottosegretari. E non si tratta certo di una partita da poco, a partire dai numeri: ci sono più di quaranta posti da occupare.

Un’ottima occasione, per “riparare”, almeno su due fronti.

Il primo è quello della rappresentanza di genere, che ha investito soprattutto il Pd, per stessa ammissione di Nicola Zingaretti.

Il segretario, non senza imbarazzo, ha ammesso l’esistenza di un problema all’interno del partito, che non ha indicato alcun nome femminile: impietoso il paragone con Forza Italia, che nell’esecutivo ha piazzato ben due donne, Mara Carfagna e Mariastella Gelmini, sebbene in ministeri di seconda fascia.

La seconda istanza, decisamente più articolata, è quella della rappresentanza territoriale: occhi puntati sulla Sicilia, la grande esclusa. Secondo i partiti, comunque, nella scelta dei posti di seconda fila i paletti del nuovo presidente del Consiglio dovrebbero essere decisamente meno rigidi rispetto a quelli già posti per la selezione dei ministri.

LA SICILIA A PALAZZO CHIGI: POCHI POSTI PER TANTI DELUSI

C’è chi spera in una riconferma, c’è chi ambisce a ricoprire il ruolo per la prima volta, magari con una delega di peso. E anche in questo caso, massima attenzione rivolta alla situazione siciliana.

Tra i primi, figura il nisseno Giancarlo Cancelleri, dimessosi nel 2019 dall’Assemblea Regionale Siciliana, della quale era vice – presidente, per occupare il posto di vice ministro alle Infrastrutture.

Giancarlo Cancelleri : unica presenza siciliana certa a Palazzo Chigi

Per l’esponente del Movimento Cinque Stelle, fedelissimo di Luigi Di Maio e rimasto senza incarichi, si profila la riconferma al Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture; non esclusa però l’ipotesi di nomina quale sottosegretario al Ministero della Transazione ecologica, sotto il titolare tecnico Roberto Cingolani.

Nella pattuglia dei siciliani pentastellati di prossima nomina a Palazzo Chigi, fino a ieri compariva pure il palermitano Vito Crimi, ex vice ministro all’Interno del Conti bis. Un’ipotesi smentita dallo stesso interessato, che ha annunciato formalmente la rinuncia a un incarico di sottogoverno.

IL PD SICILIANO INDICA IL SINDACO DI LAMPEDUSA

La delega è quasi scontata: Immigrazione e Isole minori. Secondo una parte consistente del Partito Democratico, nessuno meglio di Totò Martello, del primo cittadino di Lampedusa, il Comune più a Sud d’Italia, potrebbe rivestire il ruolo di sottosegretario.

Nomina di spessore e di consolidata esperienza, certo, che però non scioglierebbe il nodo cruciale della presenza femminile, un’ urgenza davvero singolare per un partito progressista.

Il primo cittadino di Lampedusa e Linosa Totò Martello

Le parlamentari del PD , sul piede di guerra, non nascondono rabbia e delusione.

Una questione che Nicola Zingaretti potrebbe risolvere – in parte – con la nomina di una donna alla vice – presidenza del partito, rimasta vuota: Andrea Orlando, infatti, è tornato a fare il ministro. A fare parte della squadra del nuovo titolare del Lavoro potrebbe esserci, in qualità di sottosegretario, un altro palermitano, Davide Faraone di Italia Viva. Si tratterebbe di un ritorno a Palazzo Chigi, perché il renziano doc ha già ricoperto la carica di sottosegretario alla Salute quando era ancora all’interno del PD.

TOTO SOTTOSEGRETARI, CIRCOLA IL NOME DI GAETANO ARMAO

A reclamare con forza la presenza della Sicilia nei ruoli chiave di sottogoverno è Gianfranco Miccichè, presidente dell’ARS, dove il suo partito, Forza Italia, sembra essere tornato agli allori di un tempo: con ben tredici parlamentari è il secondo gruppo più numeroso dopo il Movimento Cinque Stelle.

“Non si può non notare l’assenza di siciliani al governo – ha affermato il leader azzurro – anche se sono felice per l’assegnazione del Ministero del Sud a Mara Carfagna”.

Il presidente dell’ARS Gianfranco Miccichè si è detto soddisfatto della nomina di Mara Carfagna quale ministro del Sud

“Sono fiducioso e spero – ha aggiunto – per i ruoli di sottosegretari”. Tre le opzioni nel centro destra siciliano: Saverio Romano, Gaetano Armao e Roberto Lagalla.

Il primo, ex ministro alle Politiche agricole con Silvio Berlusconi, entrerebbe in quota “Noi con l’Italia” di Maurizio Lupi.

L’ingresso di uno dei due assessori regionali nel governo Draghi, invece, cambierebbe qualche equilibrio a Palazzo d’Orleans, dove si libererebbe un posto nell’esecutivo di Nello Musumeci. A quel punto, sarebbe quasi certo l’ingresso di una donna.


Published by
Marianna La Barbera