Palermo, la “Statua del Re” di Procopio Serpotta torna fruibile

La figura di un Re che si rialza simboleggia la città che riparte dalla cultura e dalla bellezza

Per venti lunghi anni, la “Statua del Re” realizzata da Procopio Serpotta – figlio di Giacomo – nel 1727, è rimasta nei depositi del Polo di Palazzo Abatellis, a Palermo.
Oggi, su impulso dell’associazione Amici dei Musei Siciliani torna a nuova vita anche grazie al sostegno della Fondazione Sicilia e del Consorzio Pragma che ha curato il restauro.
La Statua è esposta dal 2 luglio scorso all’Oratorio dei Bianchi.
Il ritorno al pubblico ha segnato l’inaugurazione di “RestART”, festival di ultima generazione che apre in notturna, tutti i fine settimana, dalle 19:00 alle 24:00.

L’ OPERA

In stucco, poggia su un piedistallo dove è incisa un’iscrizione lacunosa, che riporta la data 1727, il nome del probabile committente e dell’autore.
L’insieme supera in altezza i due metri, enfatizzati dalla visione dal basso del nuovo allestimento espositivo. La statua mostra una figura virile in abbigliamento militare da cerimonia con corazza e gorgiera.
Una mano al fianco e l’altra a impugnare il bastone, rivolto verso l’esterno in basso. 
Nel corso delle demolizioni per il taglio del secondo tronco di Via Roma, l’opera e il suo piedistallo  pervennero all’antico Museo Nazionale.

La Statua è esposta dal 2 luglio scorso all'Oratorio dei Bianchi
La Statua è esposta dal 2 luglio scorso all’Oratorio dei Bianchi

Entrambi furono tratti in salvo dalla nicchia sormontante il portale di ingresso della cosiddetta “Casa del Re”, edificio identificato con la Statua stessa. 
Al Museo, l’opera fu esposta insieme a stucchi ed altri elementi di decorazione architettonica serpottiani,  fra cui quelli provenienti dalla Chiesa delle Stimmate.    

L’ IMPEGNO DELLA FONDAZIONE SICILIA PER LA CULTURA

Il recupero dell’imponente opera si è reso possibile grazie al bando annuale della Fondazione Sicilia.
“Siamo molto contenti – spiega il presidente Raffaele Bonsignore – di avere sostenuto un progetto di restauro di un’opera così importante”.
“Non si tratta solo di un’operazione assolutamente coerente con gli obiettivi programmatici della Fondazione – precisa – ma della restituzione alla città di un capolavoro dimenticato e del contributo alla valorizzazione di un luogo straordinario quale l’Oratorio dei Bianchi”.

Un'opera dall'elegante stile classicheggiante
Un’opera dall’elegante stile classicheggiante


I RINGRAZIAMENTI DI “RESTART”

“La figura di un re che si rialza  – dice Bernardo Tortorici di Raffadali, presidente degli Amici dei Musei siciliani e organizzatore del Festival  – e mostra tutto il suo splendore, simbolicamente rappresenta la città che riparte mostrando la sua bellezza”.
Non poteva esserci momento migliore, dunque, per presentare questo importante restauro che l’inizio della nuova edizione di “RestART”.
“Voglio ringraziare la Fondazione Sicilia ed il Polo di Palazzo Abatellis – aggiunge – per aver voluto condividere questo progetto che certamente contribuirà alla valorizzazione dell’Oratorio dei Bianchi ed arricchirà ulteriormente la fama della famiglia Serpotta.”

LE DICHIARAZIONI DI EVELINA DE CASTRO

Riguardo agli aspetti propriamente artistici, la Statua rappresenta un’importante occasione per riconsiderare il catalogo critico di Procopio Serpotta.
La pensa così Evelina De Castro, direttrice della Galleria regionale di Palazzo Abatellis.
La “Statua del Re”,  così come veniva denominata l’opera nelle pieghe dimenticate delle fonti del tempo, si presenta nella sua nuova collocazione all’Oratorio dei Bianchi riflettendo l’elegante stile classicheggiante volto a modelli manieristici.
Uno stile che Procopio – “ artista degno del padre”, come lo definì Donald Garstang – affermò in quel tempo come cifra originale del percorso autonomo di maturazione artistica.

UN LUNGO OBLIO

 L’ unica opera a carattere laico che l’erede del grande stuccatore Giacomo ha realizzato nella città di Palermo, torna a dominare la scena dallo scalone dell’Oratorio.
Accade dopo quasi venti anni di giacenza nei depositi dell’Oratorio dei Bianchi.
A fornire i dettagli tecnici è Mariella Labriola, alla guida del cantiere che ha realizzato il restauro.
“La statua in stucco di Procopio Serpotta – spiega – era collocata originariamente in esterno sul prospetto del Palazzo del Re demolito nel 1936 per la realizzazione dell’attuale via Roma”.

LE OPERAZIONI DI RESTAURO

L’opera era stata oggetto di un precedente intervento di restauro e da operazioni di pulitura, consolidamento e integrazione delle lacune.
Gli interventi dell’ultimo restauro, invece, hanno riguardato l’ancoraggio del braccio destro e la ricollocazione sul suo piedistallo, congiuntamente alla presentazione estetica della superficie.
Il trasporto dal piano terra al primo piano è avvenuto mediante un’ autogru.
Come spiega Mariella Labriola del Consorzio Pragma, la scultura e il basamento sono stati sollevati con l’ausilio di una struttura a tubi giunti.
L’intervento ha previsto l’ancoraggio del braccio destro alla spalla mediante l’impiego di perni in acciaio inox filettati e modellati.
Ricomposti e ricollocati tutti i frammenti nella loro sede originaria, l’operazione si è conclusa con la stuccatura delle piccole lacune e con l’accordo cromatico delle precedenti.

L IMPEGNO DEI SOGGETTI PRIVATI, CUSTODI DELLA MEMORIA

“Grazie all’iniziativa congiunta degli Amici dei Musei Siciliani e della Fondazione Sicilia e alla progettazione del restauro del Museo Regionale di Palazzo Abatellis – evidenzia l’assessore dei Beni Culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – un’opera di grande pregio esce dai depositi e torna a respirare all’interno del percorso degli stucchi dei Serpotta, cui la Galleria di Palazzo Abatellis ha destinato la sede dell’Oratorio dei Bianchi”.
“Attraverso il restauro della Statua del Re – aggiunge – recuperiamo un pezzo della nostra memoria: un motivo di grande gioia”.
“Ma – riflette l’ esponente del governo regionale – è anche un’occasione importante per testimoniare l’attenzione che, sempre più spesso, i privati dedicano alla valorizzazione del patrimonio culturale”.